Per “La cena delle anime”, opera narrativa di Maria Laura Berlinguer recentemente insignita a Orotelli del Premio Letterario Cambosu, è stata apparecchiata una suggestiva presentazione nuorese nella sede I.B.I.S di piazza Sebastiano Satta; l’;incontro, inserito in uno stimolante ed originale progetto che, oltre ai capoluoghi di provincia, si propone di attraversare l’intera Isola in un ideale viaggio, voluto dalla scrittrice, per riscoprire la Sardegna dei piccoli centri e riappropriarsi delle proprie radici.
E, appunto, cogliendo lo spirito di idealità, un folto pubblico ha accolto con affetto la scrittrice e seguito con viva partecipazione e interesse la presentazione del volume, dando vita a numerosi interventi e definendo il senso della radicata tradizione sarda de sa chena pro sos mortos; usanza che leggermente si differenzia da paese a paese, ma profondamente legata al culto e misterioso suggestivo ricordo delle anime care. Evidenziato il profondo legame, indissolubile verso gli antenati, e la valenza spirituale che segna in continuità i mondi tra vivi e morti. La celebrazione della cena dei morti, un rito che lega futuro e passato in un ciclo eterno di presenze invisibili identitarie.
L’introduzione di Lisetta Bidoni ha innanzitutto presentato la figura di Maria Laura Berlinguer (Nata a Sassari, vive e lavora a Roma. Attualmente, dopo la laurea in Giurisprudenza e aver lavorato nel settore della comunicazione e relazioni istituzionali, ha ideato un progetto editoriale dedicato alla valorizzazione del Made in Italy nei settori della moda, del design e dell’artigianato.) e delineato le caratteristiche del romanzo, che “racconta una storia familiare, sviluppata nell’arco di due secoli”, in cui emerge una forte
caratterizzazione al femminile, con “protagoniste donne, che sono lo specchio di tutte noi. Donne forti, determinate, libere, innovatrici, portatrici di saperi che custodiscono ed elaborano con piena coscienza del proprio sé e del proprio ruolo”.
Un ruolo della donna sarda, valorizzato dall’intreccio narrativo, dove le figure femminili riescono a gestire le difficoltà e le contraddizioni di comunità in evoluzione sociale e culturale.
La relazione di Franca Piras, dialogante con l’autrice del romanzo, ha ripercorso la ritualità, la cultura e l’archeologia custodita nella narrazione. Il patrimonio territoriale di Padria, luogo di ambientazione che fa da sfondo alle vicende della famiglia Dessì, si alimenta e vive in una “struttura narrativa dal filo parentale e in un mondo femminile forte e passionale”, dove la natura è “di rocce granitiche e sa di erbe aromatiche officinali”. Franca Piras decanta le bellezze di “un museo a cielo aperto” e le tradizioni isolane di unicità e cultura millenaria. E proprio il titolo della Berlinguer richiama a “un segno arcaico, dove aleggia sentimento religioso e ritualità identitaria”.
Ed è proprio Sa Chena, forma di spiritualità sarda, e il ritrovamento di “una vecchia fotografia, ingiallita dal tempo”, ad indurre Iride a ripercorrere una storia del passato, ritrovando la figura della trisavola Mimì Oppes, di altre tante donne libere e battagliere… per ritrovare se stessa, dopo aver attraversato secoli e generazioni di conoscenze e della Sardegna. Una Terra “dove la vita e la morte, il passato e il presente camminano ancora fianco a fianco”.
Il romanzo di Maria Laura Berlinguer, edito da Harper Collins e proiettato a una diffusa pubblicazione in tutta Europa, guida alla riscoperta delle tradizioni, a prestare attenzione verso i riti di memoria e identità e a una rinnovata educazione sociale ai radicati valori della cultura sarda.
La ritualità de Sa chena pro sos mortos irrompe nel silenzio, ascolta voci e riannoda fili interrotti con la preziosità dignitosa della memoria, dove convivono generazioni passate e presenti per annullare le datazioni narrative che percorrono il tempo dal 1899 al 2022.
Cristoforo Puddu




















