A quasi un anno dall’esplosione della pandemia e dall’inizio dell’emergenza, i dati dei decessi per Covid-Sars-2 restano pesantissimi e non possono essere sottovalutati.
Un aspetto importante che riguarda noi tutti e sul quale dovremmo riflettere, è quello relativo all’elevato numero di medici morti sul campo, dopo aver contratto il virus. Come i famosi 300 di Leonida sacrificatisi al Passo delle Termopili in difesa di Sparta, così i medici hanno sacrificato la loro vita in difesa dei malati di Covid-19, combattendo una guerra silenziosa, continua, caparbia, meticolosa, determinata.
Il periodo che stiamo attraversando non è certamente positivo ed è carico di tensione e di precarietà per il futuro, denso di incognite.
La nazione oggi è attraversata da una crisi economica e sociale che non ha eguali. Domani la Sardegna ritornerà in zona arancione, a causa del superamento del 30% di occupazione dei posti letto in terapia intensiva che ha indotto l’Istituto Superiore della Sanità ad adottare questa decisione.
Gli appelli dell’Istituto Superiore della Sanità non devono cadere nel vuoto ma, soprattutto, è necessario tenere un grande senso di responsabilità e di collaborazione, perché il rischio di una terza ondata della pandemia è sempre in agguato e va assolutamente evitato che questa si concretizzi.
Armando Cusa



















