«Con questo regolamento abbiamo la possibilità di scoraggiare certi atteggiamenti e di far capire che se tutti ci comportiamo in un certo modo, viviamo meglio e la città sarà più pulita e vivibile.»
Sono queste le parole del sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, che ha annunciato l’approvazione, da parte della Giunta comunale, del regolamento di sicurezza Polizia urbana. Il documento definitivo sostituirà il precedente regolamento attualmente in vigore, che risale al 1931. «Era necessario – ha precisato il primo cittadino – adeguare il concetto di Sicurezza Urbana ai nostri tempi. E con questo testo vogliamo evitare di puntare su un sistema punitivo ma proporre ai cittadini comportamenti responsabili che consentano a tutti di vivere meglio la città.»
Il regolamento spazia dall’introduzione del Daspo all’individuazione di tutta una serie di aree, ventiquattro in totale denominate zone rosse (stazioni, cimiteri, edifici di pregio, ospedali e in generale le zone nelle quali c’è maggiore afflusso di persone) che vengono delimitate in modo da garantire maggiore vivibilità delle stesse, ma l’attenzione è andata anche verso altri aspetti: dal divieto esplicito del consumo di alcol da asporto fuori dalle aree in concessione ai locali pubblici, al divieto di portare oggetti monouso nelle spiagge cittadine dove, nel periodo estivo, non ci potrà nemmeno fumare, passando per lo stop all’utilizzo senza regole di materiali esplodenti o pirotecnici, fino ad arrivare al tema del bivacco e dell’accattonaggio.
«Abbiamo dovuto inserire il divieto di accattonaggio e bivacco in tutto il territorio comunale – ha spiegato Paolo Truzzu – perché non possiamo pensare allo spazio pubblico come luogo di dimora. Prevale la necessità di tutelare la fruibilità della città da parte di tutti, anche perché chi dimora in strada, rifiuta sistematicamente il sostegno del Comune. A tutti viene offerta una soluzione abitativa, un pasto caldo e assistenza specifica. E per aiutare queste persone non è utile fare loro l’elemosina, che rischia di tramutarsi in uno strumento per l’acquisto di sostanze alcoliche o stupefacenti, ma preferibilmente ci si può rivolgere alle Parrocchie in città o alle Associazioni di volontariato che costantemente assistono queste persone.»
Antonio Caria