Nel corso della Conferenza Unificata Stato–Regioni, l’assessora regionale della Difesa dell’Ambiente Rosanna Laconi, delegata dalla presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde, è intervenuta sull’informativa del Ministero della Giustizia relativa alla riorganizzazione degli spazi detentivi destinati al regime speciale di cui all’articolo 41-bis dell’ordinamento penitenziario, esprimendo la forte preoccupazione e la netta contrarietà della Regione Sardegna. L’intervento dell’assessora Laconi ha messo in evidenza, anzitutto, un grave deficit di metodo: una scelta di portata nazionale, con ricadute profonde sui territori, assunta in assenza di un reale coinvolgimento istituzionale della Regione interessata, nonostante le ripetute richieste di confronto avanzate dalla Presidente Todde.
«Quando si interviene su equilibri così delicati – ha sottolineato Rosanna Laconi – non è accettabile che le Regioni vengano informate a decisioni già prese. Il principio di leale collaborazione non è una formula retorica, ma una garanzia costituzionale che va rispettata, soprattutto su temi che incidono sulla sicurezza, sulla coesione sociale e sui servizi essenziali.»
Particolare attenzione è stata posta sulla situazione del territorio nuorese, definito dall’assessora come fragile e sensibile, che rischia di subire un impatto sproporzionato a seguito della prospettata trasformazione del carcere di Badu ’e Carros in istituto esclusivamente dedicato al 41-bis. Una scelta che, secondo la Regione, non può essere valutata isolatamente, ma va letta nel contesto complessivo delle condizioni sociali, infrastrutturali e sanitarie del territorio.
Nel suo intervento, l’assessora Laconi ha inoltre respinto con decisione una visione della Sardegna come luogo funzionale alla concentrazione della detenzione speciale, riaffermando che l’insularità non può essere assunta come criterio implicito di destinazione carceraria.
«La Sardegna – ha affermato – ha già conosciuto nel suo passato il peso di una narrazione che la relegava a isola-carcere. È una stagione che appartiene alla storia e che non può essere riproposta, neppure indirettamente. La Regione sta costruendo un percorso di sviluppo, di apertura e di rafforzamento del proprio tessuto sociale, che non è compatibile con scelte simbolicamente e concretamente così impattanti.»
Un ulteriore profilo critico riguarda le gravi carenze del sistema sanitario regionale, già sotto pressione, soprattutto nelle aree interne. L’assessora Laconi, intervenendo anche in qualità di medico, ha evidenziato come la gestione sanitaria dei detenuti in regime di 41-bis comporti procedure straordinarie che rischiano di compromettere l’accesso alle cure per l’intera popolazione, in un contesto nel quale i presìdi ospedalieri faticano già a rispondere ai bisogni ordinari.
Infine, è stato richiamato il rischio sociale legato alla concentrazione di detenuti appartenenti alla criminalità organizzata di vertice, con possibili effetti indiretti sul territorio, in termini di pressione sociale, relazionale e simbolica, che non possono essere liquidati come ipotesi astratte.
La Regione Sardegna ribadisce quindi la necessità di un confronto vero, trasparente e preventivo, che tenga insieme le esigenze di sicurezza nazionale con il rispetto delle comunità locali e delle loro condizioni reali.
«Scelte di questa portata – ha concluso l’assessora Rosanna Laconi – non possono essere assunte come atti amministrativi ordinari, ma richiedono una responsabilità politica piena e condivisa, all’altezza della complessità che investe i territori coinvolti.»



















