La seconda edizione del Festival Ammajare, organizzata dall’associazione Intrecci culturali e dal comune di Siligo si è conclusa con un consenso ampio, confermando la solidità di un progetto nato per indagare le ingiustizie del passato e riconoscere quelle che continuano a insinuarsi nel presente.
Il tema scelto per quest’anno dal direttore artistico Giampaolo Cassitta è stato “Sulla mia pelle”, ha preso forma a partire dalla vicenda di Julia Carta di Siligo, accusata di stregoneria alla fine del Cinquecento, trasformando una storia antica in un varco attraverso cui leggere i meccanismi della persecuzione, i pregiudizi che resistono al tempo e le marginalità generate dai poteri dominanti.
Il Festival ha invitato il pubblico a interrogarsi sul modo in cui le discriminazioni si ripetono nella storia dell’umanità, dall’Inquisizione alle violenze rivolte contro intere comunità, fino alle esclusioni che ancora oggi colpiscono minoranze e categorie fragili. A questa riflessione si è affiancata una partecipazione di pubblico che racconta la vitalità del progetto: otto comuni hanno collaborato per costruire un programma che ha raggiunto ventotto appuntamenti, con diciannove presentazioni di libri e venti autori coinvolti, tre concerti, tre rappresentazioni teatrali e tre dibattiti tematici. Più di duemilacinquecento spettatori unici hanno seguito le iniziative, segnando un interesse trasversale e continuo.
La rassegna ha accolto momenti di approfondimento capaci di coniugare attualità e memoria. Fra i più significativi, i tavoli dedicati alla situazione di Gaza, ospitati a Siligo in agosto e a Tergu in ottobre, hanno riportato al centro la fragilità della pace e il ripetersi di tensioni che affondano le radici in dinamiche antiche.
Il circuito letterario Off ha rappresentato un’ulteriore occasione di confronto. Ha attraversato diversi comuni della provincia per raccontare storie di donne, tradizioni popolari, memorie collettive e ingiustizie che si riflettono sulla vita quotidiana. Le narrazioni di Andrej Longo, il viaggio tra le tombe di Claudia Mandas, le riflessioni sulle nuove tecnologie di Franciscu Sedda, la testimonianza sulle conseguenze delle ingiustizie proposta da Cristiano Idini, il ritratto di Emilio Lussu restituito da Gianluca Medas, le pagine di Roberto Delogu sul peso dei ricordi, il lavoro di Giampaolo Cassitta sul ruolo delle donne nel boom economico, fino all’approfondimento di Rita Nappi sulle guaritrici sarde, hanno composto un mosaico coerente e appassionato.
Il Festival ha trovato la sua chiusura il 4 dicembre a Mores, città natale di Julia, con la presentazione del libro dedicato a Julia Carta di Antonietta Uras, accompagnata da un monologo teatrale sulla vita della donna condannata per stregoneria scritto da Giampaolo Cassitta ed interpretato da Roberta Campagna e Luca Fancello. Un finale dal forte valore simbolico, che richiama l’origine del progetto e rinnova l’impegno a mantenere viva una memoria capace di illuminare il presente.
Grazie al festival il comune di Siligo è stato accolto nella rete nazionale delle “città delle streghe”.
Appuntamento alla terza edizione dal 31 luglio al 2 agosto 2026 sempre a Siligo dove le donne, saranno protagoniste.




















