«Valutare positivamente la proposta di un impianto fotovoltaico – e non due come erroneamente riportato dalla stampa – originariamente di circa 70 ettari poi dimezzati in sede di valutazione di impatto ambientale, in prossimità di beni recentemente riconosciuti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità è comunque un atto gravissimo. Ancora una volta, il Governo non riconosce non solo la storia, l’identità e l’autonomia della Sardegna, ma neppure i riconoscimenti raggiunti attraverso anni di studi scientifici e di diplomazia culturale.»
L’assessore regionale degli Enti locali, Finanze e Urbanistica, Francesco Spanedda, ha commentato così il via libera del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica al progetto di un impianto fotovoltaico nel territorio di Putifigari, all’interno di un’area di eccezionale valore paesaggistico e archeologico, riconosciuta dall’Unesco per la presenza delle domus de janas e di siti preistorici di inestimabile importanza.
«La Sardegna – prosegue Francesco Spanedda – non è terra di conquista energetica. Siamo per una transizione energetica giusta, lo ribadiamo, nel pieno rispetto del paesaggio e del territorio. Già normata, oltretutto, da una legge regionale ad oggi operativa. Il Governo nazionale impone scelte dall’alto, in spregio alle nostre competenze, ai pareri del ministero della Cultura e al buon senso di chi difende il paesaggio e la memoria di un popolo millenario. Gli impianti per la transizione energetica devono essere sostenibili. La transizione non può diventare un pretesto per consumare suolo, cancellare la nostra storia e compromettere il futuro delle comunità locali.»
L’assessore richiama la necessità di rispettare l’autonomia decisionale della Regione Sardegna, che ha il diritto – e il dovere – di stabilire dove e come realizzare gli impianti energetici:
«La Regione ha già individuato le aree idonee e quelle da tutelare. Scavalcare le nostre prerogative e imporre progetti contrari alla volontà dei sardi non è una soluzione praticabile, né tutela la bontà dei rapporti istituzionali necessari, che andrebbero preservati. Difenderemo in ogni sede il valore culturale, ambientale e identitario del nostro territorio».

















