La Regione Sardegna conferma la propria posizione di netta contrarietà al decreto-legge 21 novembre 2025, n. 175, recante “Misure urgenti in materia di Piano Transizione 5.0 e di produzione di energia da fonti rinnovabili”.
L’assessora regionale della Difesa dell’Ambiente Rosanna Laconi, oggi a Roma per partecipare alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, ha ribadito formalmente il voto contrario della Regione Sardegna, già espresso in sede di Commissione Ambiente, Energia e Sostenibilità (CAES), da lei presieduta.
Una contrarietà motivata non solo da ragioni di merito istituzionale e politico, ma anche dalla crescente confusione normativa che si sta determinando attorno alla disciplina delle aree idonee e dei regimi autorizzativi per gli impianti FER.
Un quadro instabile e contraddittorio che, oltre a comprimere le competenze regionali, non giova neppure ai proponenti, alimentando incertezza, contenzioso e rallentamenti procedurali.
«Siamo di fronte – ha dichiarato l’assessora Rosanna Laconi – a un caos normativo crescente, prodotto da continue modifiche legislative, sovrapposizioni tra decreti, sentenze e interventi correttivi, che rende il sistema fragile e poco affidabile. Un impianto normativo instabile non tutela l’ambiente, ma non offre certezze nemmeno agli operatori economici, che hanno bisogno di regole chiare, coerenti e durature.»
Secondo la Regione Sardegna, il decreto-legge n. 175/2025 accentua una deriva centralista, che riduce il ruolo delle Regioni nella pianificazione territoriale e paesaggistica, svuotando di fatto il principio di leale collaborazione e relegando i territori a semplici spazi di attuazione di scelte assunte altrove.
«Il Governo – ha aggiunto Rosanna Laconi – continua a muoversi in una logica di imposizione, senza un reale confronto con i territori. La recente sentenza della Corte costituzionale, anziché aprire una fase di dialogo, viene utilizzata per rafforzare un’impostazione ostile alle politiche regionali, in particolare a quelle orientate a governare con equilibrio l’impatto degli impianti FER su paesaggio e ambiente.»
A sostegno della posizione regionale è intervenuto anche l’assessore regionale dell’Industria, Emanuele Cani, che dalla Sardegna ha ribadito con forza la necessità di un cambio di approccio: «La transizione energetica non è un fatto neutro né un esercizio tecnico: è una scelta politica di portata storica, che chiama in causa la qualità della nostra democrazia e la capacità delle istituzioni di governare il cambiamento. Senza una visione pubblica, senza pianificazione e regole chiare, e senza il coinvolgimento reale delle comunità, la transizione rischia di generare disuguaglianze e conflitti sociali, anziché sviluppo sostenibile e coesione».
La Regione Sardegna conferma quindi la propria disponibilità a contribuire agli obiettivi nazionali ed europei di decarbonizzazione, ma ribadisce che la transizione energetica potrà essere efficace e condivisa solo se fondata su un quadro normativo stabile, sul rispetto delle autonomie regionali e su un reale coinvolgimento dei territori, evitando scorciatoie centraliste che rischiano di compromettere sia la tutela ambientale sia la credibilità complessiva delle politiche energetiche.



















