Una chiamata gentile all’ascolto e al cambiamento. In un tempo segnato da nuove urgenze e da inattese possibilità, la prima edizione del Festival della Psichedelia, organizzato dalla Rete Teatro Massimo di Cagliari e il sostegno dalla Fondazione di Sardegna e Cassa Deposito e Prestiti, intende esplorare le forme della trasformazione individuale e collettiva, a partire da uno dei temi più vitali e controversi della contemporaneità: il potenziale degli stati non ordinari di coscienza.
Forti del successo delle due trascorse edizioni di “Metamorfosi, filosofia e medicina in scena” – e di cui il Festival della Psichedelia è naturale appendice -, gli organizzatori hanno scelto di puntare l’attenzione sulla psichedelia declinandola nel suo intreccio con la storia, la medicina, la società, la spiritualità. Due giornate di incontri, ma anche di visioni e scambi, in calendario il prossimo 26 e il 27 settembre, con l’obiettivo di interrogarsi su ciò che siamo e possiamo diventare a partire dal nostro potenziale trasformativo, mettendo al centro le terapie psichedeliche e le loro implicazioni culturali e cliniche.
Per due giorni, docenti, ricercatori, scrittori, artisti, terapeuti, attivisti si incontreranno nelle sale M2 ed M3 del Teatro Massimo per dare vita a un programma che combina rigore e immaginazione, studio e intuizione, parola ed esperienza. Grazie alla collaborazione con alcuni dipartimenti della Università di Cagliari e con SIMEPSI, la prima società scientifica dedicata alla ricerca, sviluppo e applicazione della Medicina Psichedelica in Italia, si proporrà un percorso aperto e trasversale che intercetta neuroscienze e antropologia, salute mentale ed ecologia, estetica filosofica e pratiche artistiche con l’intento di offrire strumenti per una riflessione consapevole sul ruolo della medicina psichedelica, nel rispetto della deontologia e della centralità del paziente.
In continuità con le due trascorse edizioni di Metamorfosi, anche quest’anno medici e specialisti saliranno sul palcoscenico del Massimo «con l’obiettivo di creare nuovi spazi di dialogo nel campo della cura, dell’educazione e dell’inclusione – spiega la dottoressa Daniela Usala, direttrice artistica della manifestazione -. Un’occasione per pensare insieme, ascoltare voci inattese, riscoprire legami. Ma anche per rallentare, incontrarsi, condividere. Parleremo di sostanze psicotrope o narcotiche sottoposte a controllo internazionale, ma solo a scopo educativo e informativo, e lo faremo per promuovere cultura, non certo per incoraggiarne il consumo».
















