«I dati diffusi dall’Istat sulla natalità fotografano una situazione drammatica per il Paese e ancora di più per la Sardegna che con un calo del 10,1% nei primi sette mesi del 2025 è tra le regioni più colpite. Non è solo un dato demografico, ma il segnale di una crisi sociale profonda che riguarda il lavoro, i redditi e il futuro delle nuove generazioni.»
Commenta così, la segretaria generale della Uil Sardegna, Fulvia Murru, i dati diffusi dall’Istat sul calo delle nascite.
Secondo la segretaria le cause sono note: «Lavoro precario, salari bassi, carenza di servizi per l’infanzia e costi della vita sempre più alti – evidenzia Fulvia Murru –. In Sardegna tutto questo si somma allo spopolamento dei comuni interni e alla mancanza di opportunità stabili per i giovani e le donne. Non sorprende, dunque, che l’età media delle madri – 33,2 anni – sia tra le più alte d’Italia, mentre il numero medio di figli per donna è ai minimi storici».
Un quadro allarmante, una situazione che secondo Murru deve essere affrontata al più presto: «La natalità – sostiene la segretaria generale della Uil Sardegna – non è un fatto privato, ma una grande questione sociale e di giustizia generazionale. Servono scelte politiche coraggiose: un piano straordinario per l’occupazione giovanile e femminile, contratti stabili e salari dignitosi, più asili nido pubblici, più congedi parentali retribuiti e misure di sostegno alle famiglie».
Il problema deve essere affrontato non solo a livello regionale: «La Sardegna, con le sue difficoltà strutturali e il calo costante della popolazione, deve essere al centro di una strategia nazionale di rilancio demografico e sociale – conclude Fulvia Murru -. Senza lavoro di qualità, welfare diffuso e maggiori servizi, non ci sarà futuro per le nuove generazioni e si arriverà alla desertificazione dei territori».


















