Due milioni di sardi emigrati nel mondo: una diaspora silenziosa che oggi torna a parlare con forza attraverso il turismo delle radici. Al Museo dell’Emigrazione di Asuni (Mea), luogo emblematico al centro della Sardegna di recupero e custodia della memoria, si è tenuta la giornata “Radici in viaggio – Il futuro del turismo delle radici”, organizzata da Italea, la piattaforma nazionale dedicata al turismo delle origini. Un’occasione per riflettere, progettare e connettere le comunità sarde all’estero con la terra madre.
L’iniziativa ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali, studiosi, enti locali e membri della comunità emigrata, con l’obiettivo di tracciare una mappa condivisa per valorizzare il patrimonio immateriale custodito dagli emigrati e trasformarlo in risorsa culturale, sociale ed economica.
«Questo evento rappresenta un momento di sintesi e visione – ha spiegato Andrea Vallebona, organizzatore dell’incontro –. Vogliamo capire chi sono, dove sono e come possono gli emigrati sardi dialogare con la loro terra, magari tornando anche solo per una vacanza. Le distanze si sono accorciate, il mondo è più vicino, ed è il momento di attivare questo straordinario motore culturale e turistico.»
Presente anche il ministero degli Affari esteri, con la rappresentanza di Daniele Soro, che ha sottolineato l’importanza di investire sul valore immateriale delle radici: «Il turismo delle radici è un’opportunità concreta, soprattutto per le aree interne. Parliamo di genealogia, di memoria, di identità. Attraverso strumenti come la Italia Card e la piattaforma digitale Italea, possiamo offrire servizi, agevolazioni e percorsi personalizzati ai discendenti degli emigrati che vogliono riscoprire le proprie origini».
A rappresentare la Regione Sardegna Marzia Cilloccu, in qualità di delegata dell’assessorato del Turismo, che ha ribadito l’impegno dell’amministrazione nel sostenere il progetto: «Crediamo profondamente nel turismo delle radici. Ha un target unico e affezionato: i sardi nel mondo sono tantissimi e fortemente legati alla loro identità. Questo è un patrimonio da valorizzare non solo sul piano turistico, ma anche economico e sociale. La speranza è che molti possano scegliere di tornare, magari per investire o semplicemente per ritrovare le proprie origini. Anche la mia famiglia ha vissuto l’esperienza dell’emigrazione, con parenti in Venezuela».
L’evento di Asuni è un punto di partenza per un percorso che punta a rafforzare il senso di appartenenza, a creare nuove reti tra Sardegna e mondo e a trasformare la memoria in un volano di sviluppo sostenibile.
Nella foto di copertina Marzia Cilloccu, delegata dell’assessorato regionale del Turismo




















