Torna in Ogliastra, dal 3 al 9 agosto, il Festival dei Tacchi, l’appuntamento ormai consolidato per gli amanti del teatro e dei paesaggi mozzafiato che, anche per questa XXVI edizione, è pronto a sorprendere e incantare. Sette giornate organizzate dalla compagnia cagliaritana Cada Die Teatro da trascorrere tra i due Comuni di Jerzu e Ulassai in compagnia di più di 30 artisti con oltre 21 spettacoli da realizzare in 9 spazi. Tre laboratori con relativi esiti scenici, due incontri letterari con autori jerzesi e ulassesi e una performance per un solo spettatore, arricchiscono ulteriormente il già nutrito programma che, quest’anno ha come tema e filo conduttore «lo stupore, o più precisamente la perdita di esso – spiega il direttore artistico Giancarlo Biffi -. Si tratta di un sentimento che si manifesta sempre meno nell’individuo, come se fosse schiacciato, sovrastato da altro; come se l’essere umano fosse sempre meno capace di “restare senza parole” o “rimanere a bocca aperta”. Stupirsi, è un’esperienza che appartiene al teatro; fin da piccini, assistendo a uno spettacolo, è sicuramente capitato a ognuno di noi di restare senza parole di fronte a quel che stavamo vedendo. Ecco anche quest’anno gli artisti invitati proveranno a lasciarci a bocca aperta».
In un’epoca in cui lo stupore sembra essersi diradato dunque, il Festival si propone di riaccendere quella scintilla, portando in scena voci capaci di scuotere e far riflettere. Sul palco, Sabina Guzzanti con Liberidì Liberidà sviscera con la satira i temi della libertà. È un invito a riscoprire lo stupore attraverso la lente critica e dissacrante. Roberto Mercadini ci guida in un viaggio inaspettato con Felicità for dummies, esplorando il concetto di gioia ben oltre le formule precostituite, dimostrando come lo stupore possa nascere dalla profondità della riflessione. E ancora, Concita De Gregorio, con Un’ultima cosa. Cinque invettive, sette donne e un funerale, celebra figure femminili rivoluzionarie, tra cui Maria Lai, restituendoci lo stupore delle loro battaglie e del loro coraggio nello sfidare le convenzioni. Il festival continua a capovolgere le prospettive con Jacopo Veneziani e le sue Perfette sconosciute, un’occasione per riscoprire il contributo inestimabile di artiste geniali, troppo spesso ignorate dalla storia dell’arte, restituendo loro il meritato stupore. Ascanio Celestini, con Poveri Cristi, ci invita a posare lo sguardo sulle periferie dell’esistenza, dove si celano storie di vite sradicate e una ricerca di felicità che genera un senso di stupore e commozione. Non mancano momenti per riscoprire le radici del nostro immaginario: Max Paiella in C’era una volta…favole italiane ci riporta alle fiabe della nostra infanzia, rivelando l’atemporalità di queste narrazioni popolari, capaci ancora oggi di generare stupore. L’omaggio vibrante e sentito di Andrea Santonastaso, in Mi chiamo Andrea, faccio fumetti, ripercorre l’anima complessa e irripetibile di Andrea Pazienza in un’esperienza visiva e narrativa unica che celebra l’arte del fumetto. Infine, Massimiliano Loizzi con Il Matto, la Terza Repubblica offre una farsa tragica e una satira tagliente sui confini e le ingiustizie, un monologo di teatro civile che, pur nella sua comicità, non manca di quadri drammatici e toccanti, capaci di suscitare profonda denuncia e un rinnovato senso di stupore per la forza del teatro.




















