L’aria che respiriamo racconta molto delle città in cui viviamo. Con l’iniziativa “Di che colore è l’aria che respiri?”, il progetto MEZZO (1/2) – per una mobilità sostenibile e inclusiva a Olbia -, sostenuto dalla Fondazione con il Sud, ha portato al centro del dibattito cittadino un tema tanto invisibile quanto urgente: la qualità dell’aria.
Nel mese di ottobre 2024, per tre mattine, gli studenti del liceo scientifico “Mossa”, del liceo classico linguistico “Gramsci” e dell’istituto tecnico “Deffenu” hanno partecipato in prima persona a un’attività di citizen science, installando 60 campionatori passivi di biossido di azoto (NO₂), un inquinante legato principalmente al traffico veicolare. Il monitoraggio è durato quattro settimane – a cavallo tra ottobre e novembre – al termine del quale i campionatori sono stati inviati presso il laboratorio di analisi per una prima valutazione, a seguito della quale è stata effettuata una calibrazione dei dati con quelli rilevati dalle centraline dell’Arpas.
Roberta Calcina, presidente dell’associazione hub.MAT, capofila del progetto, ha spiegato il progetto MEZZO ½ e l’importanza di investire ancora di più sul trasporto pubblico locale, con la riduzione dell’uso delle auto. Da questo punto di vista ha auspicato la realizzazione della velostazione di Olbia, uno dei progetti su cui si sta lavorando insieme con il Comune.
Importante anche il tema dell’implementazione della ciclabilità, con la costruzione di nuove piste ciclopedonali.
I dati. L’iniziativa, coordinata da Cittadini per l’Aria e Fab Lab Olbia, ha permesso di raccogliere dati fondamentali sulla qualità dell’aria urbana. Le concentrazioni medie di NO₂ riscontrate sono generalmente inferiori a quelle delle grandi città italiane, proprio grazie alla moderazione del traffico veicolare e alla conformazione geografica della città, posta sulla costa. Tuttavia, molte zone superano ancora i 10 µg/m³, e alcune toccano picchi di oltre 26 µg/m³ (come in viale Aldo Moro e via Vittorio Veneto), segnalando che resta fondamentale investire in trasporto pubblico locale e ciclabilità per raggiungere gli obiettivi fissati dalla nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria e i limiti più stringenti raccomandati dall’OMS (10 µg/m³ come media annuale). Nello specifico, ad Olbia, sono presenti due stazioni di rilevamento di Arpas della qualità dell’aria – una nella zona del cimitero e una all’interno del parco Fausto Noce – e i campionatori del progetto sono stati posizionati anche in prossimità delle due stazioni.
«È importante garantire ai cittadini la salute e una buona qualità dell’aria, abbiamo misurato il biossido di azoto, il gas che esce dai motori diesel e dai motori delle navi – ha spiegato Anna Gerometta, presidente associazione Cittadini per l’Aria -. Il pericolo sono anche le emissioni navali, che incidono anche sul porto Isola Bianca di Olbia. La calibrazione fatta sui dati Arpas, confrontati con la nostra misura, ha stabilito che Olbia ha una media del biossido di azoto molto inferiore ad altre città italiane di medie e grandi dimensioni, in molte zone sotto i 10 microgrammi che rispettano i limiti dell’Oms, ma ci sono anche zone critiche. La città 30 km/h funziona grazie alla riduzione della velocità e la riduzione degli inquinanti, ma si può fare di più.»
Il problema delle navi e delle emissioni in porto è stato messo in evidenza, con l’esigenza di portare avanti il progetto di elettrificazione delle banchine, con il “cold ironing”. «A Olbia si potrebbe collocare una stazione di monitoraggio per raccogliere i dati sulle emissioni, a livello innovativo in Italia per la sua posizione perfetta grazie alle caratteristiche della canaletta di accesso al porto», ha spiegato Anna Gerometta.
Dopo la comunicazione dei primi risultati, l’ulteriore approfondimento si avrà a settembre, durante la settimana della Mobilità Europea, con i dati raccolti attraverso una mappa dettagliata delle concentrazioni di NO₂ in diverse aree della città e un confronto tra il monitoraggio di ottobre – di cui si sono presentati i primi dati – e quello appena concluso, con il posizionamento di altri 60 campionatori in città nel mese di giugno, che ha visto coinvolto l’istituto Ipia “Amsicora”.
«Abbiamo posizionato circa 130 campionatori, con il coinvolgimento totale di circa 500 studenti, è stata la più grande campagna di monitoraggio sulla qualità dell’aria in Sardegna – ha detto Antonio Burrai, di Fab Lab Olbia -. I ragazzi hanno girato per il centro, le rotatorie, le zone critiche della città e con fascette e scaletta hanno posizionato i campionatori e li hanno anche raccolti. Un’attività importante che ha coinvolto le scuole di Olbia e che si fonde molto bene con la città 30 km/h, la prima in Italia, e pensiamo di studiare altre strategie locali per ridurre l’impatto sulle zone che superano la soglia di inquinamento. Come Fab Lab abbiamo svolto l’attività organizzativa e dal 16 al 22 settembre prossimi si svolgerà la Settimana europea della Mobilità e tra le attività faremo un paragone tra i dati analogici e quelli digitali, creando una copia digitale dei campionatori utilizzando il famoso “Arduino”, la scheda per la prototipazione, per studiare e assemblare il prototipo pe rilevare i dati stampato in 3D con un materiale speciale.»
Il coinvolgimento e l’interesse per il tema è stato così forte da voler replicare l’iniziativa e altri 60 campionatori passivi sono stati posizionati in città, permettendo così ad altri studenti di partecipare e altresì di poter effettuare un confronto in termini di qualità dell’aria tra due diversi momenti dell’anno, rappresentativi di due stagioni diverse per la città. I risultati di questo secondo monitoraggio, e le relative mappe elaborate anche con il contributo degli studenti coinvolti, verranno diffusi a settembre, con la riapertura delle scuole.
«Un progetto interessante, non solo per la qualità dell’aria, perché i ragazzi devono essere istruiti verso il rispetto dell’ambiente, viviamo in un’area bellissima che deve essere tutelata – ha sottolineato Salvatorica Scuderi, dirigente scolastica del liceo Classico “Gramsci” -. Facendo questa iniziativa pratica, si porranno il problema che c’è una incidenza neiì comportamenti dei singoli nel rispetto ambientale. Le scuole da sempre collaborano per l’educazione civica, ma la cosa innovativa è far partecipare i ragazzi per far capire loro come ognuno può dare il suo contributo per una città più vivibile.»
Questi primi risultati sono comunque già in grado di evidenziare come Olbia – prima Città30 italiana – stia beneficiando concretamente dell’introduzione del limite di velocità a 30 km/h. Le zone più pulite, come l’area dell’ospedale Giovanni Paolo II (4,4 µg/m³), i parchi cittadini e alcune zone residenziali, dimostrano che una mobilità lenta, spazi verdi e assenza di traffico creano un ambiente urbano più salubre.
«Io ho vissuto per dieci anni a Bruxelles, con un porto come quello di Anversa a rischio e conosco il grande lavoro per creare una vera consapevolezza
sull’importanza della qualità dell’aria – ha detto Antonella Sciola, assessora comunale dell’Ambiente -. La nostra volontà di attivare la città 30 è stata un’iniziativa straordinaria, grazie alla visione del sindaco, Settimo Nizzi, ma quando le ordinanze vennero adottate c’erano tanti che criticavano ed erano scettici. Una decisione difficile per l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori. Non mi stupisce che ci siano arterie come viale Aldo Moro e Corso Vittorio Veneto sotto stress, arterie importanti con traffico straordinario che hanno dietro di loro una situazione socioeconomica non facile da risolvere. La nostra intenzione è fare percorsi ciclopedonali, le problematiche non sono poche su strade storiche, non larghe e molto lunghe ed è complesso a volte progettare una pista ciclabile al posto di parcheggi o attività economiche. Puntiamo anche sulla mobilità combinata e il progetto Iti, con cui stiamo realizzando più di 8 chilometri di percorsi ciclopedonali dall’aeroporto “Costa Smeralda” fino al centro città, percorrendo il golfo di Olbia.»
Il progetto. L’iniziativa ha avuto un forte valore educativo e partecipativo: studenti e studentesse non solo hanno posizionato i campionatori, ma hanno anche geolocalizzato ogni punto e contribuito alla comunicazione con volantini informativi alla cittadinanza. Un vero esempio di scienza partecipata, in cui la conoscenza nasce dall’esperienza diretta e collettiva.
Anche le realtà accademiche e professionali partner del progetto – come EETRA, il Dipartimento DADU dell’Università di Sassari e Tamalacà – hanno contribuito con analisi e sopralluoghi per individuare interventi di micro-trasformazione urbana, orientati a migliorare la qualità dello spazio pubblico e promuovere nuove abitudini di mobilità.
«Abbiamo incontrato i ragazzi per capire come si muovono in città. Chi a piedi, chi in bici, chi con lo scooter – sottolinea Michela Fancello di EETRA -. Questi dati servono non solo per monitorare l’aria, ma per immaginare insieme una Olbia più sostenibile e sicura.»