La gente ha imparato ad essere fredda, a toccare senza toccare, a guardare senza guardare, a sfiorare senza sfiorare. Si vive di frasi fatte: «Ciao, come stai?»
Nessuno vuole dire niente. dicendolo, queste parole servono solo ad evitare l’incontro autentico tra due persone.
Il titolo di un come stai, etc., è veramente emblematico e mette a nudo quella che è la situazione attuale provocata dal Coronavirus.
Ormai si dà per scontato che il nuovo DPCM che verrà emanato il 3 dicembre ci dirà che il lockdown proseguirà, anche se l’Italia non sarà tutta zona rossa, anzi il rosso è quasi del tutto scomparso.
Il vero problema è che la “Macchina Italia” sta arrancando sempre più, i problemi delle persone sono innumerevoli , le attività dei ristoratori e di tanti piccoli esercizi sono al collasso e, purtroppo, gli aiuti del Governo non soddisfano le esigenze e le necessità di tutti quei lavoratori che non sono in grado di assicurare il sostentamento delle loro famiglie.
La Sardegna, sotto questo aspetto, non gode di buona salute, tutt’altro. Il Coronavirus ha scardinato il suo tessuto socio-economico e la recente catastrofe di Bitti ha creato un profondo dolore a quella comunità, che Regione e Istituzioni hanno cercato di lenire attivandosi immediatamente.
I titoli che recitano la freddezza delle persone e gli stati d’animo, ben rappresentano una situazione nazionale drammatica e, soprattutto, un disorientamento generale, con il Coronavirus che incalza e si insinua subdolo e strisciante.
Gli italiani sono ancora una volta chiamati ad assumere un atteggiamento di responsabilità, nel rispettare alla lettera tutte le direttive impartite dall’istituto Superiore della Sanità (ISS) e dal Governo.
Armando Cusa