Il mese di maggio è tradizionalmente, e per radicata devozione, dedicato alla Madonna; si caratterizza in intensi momenti di preghiera, processioni, pellegrinaggi e con la costante recita del Rosario.
La pubblica devozione di maggio alla Vergine Maria, diffusa già ai tempi della Chiesa delle origini, si è consolidata nel XVI secolo: San Filippo Neri (Firenze 1515 – Roma 1595) “insegnava ai suoi giovani a circondare di fiori l’immagine della Madre”; mentre la festa del 15 maggio è stata associata alla venerazione mariana nel secolo XVIII nel collegio romano dei Gesuiti. La devozione antica e popolare è stata sempre alimentata dal canto-preghiera. Tantissimi i poeti sardi che si sono rapportati con i componimenti devozionali o paraliturgici dei gosos o gòccius. I gosos, di provenienza iberica, sono diffusi in tutte le aree della Sardegna e composti nelle diverse varianti della limba sarda, in diversi schemi metrici.
Secondo l’etnomusicologo e studioso-ricercatore don Giovanni Dore (Suni 1930 – Alghero 2009) diversi gosos, che riecheggiano nelle chiese dell’sola, attingono origine da modelli bizantini; mentre altre tesi tendono a collegare i gosos dalle italiane lauda, diffuse con la spiritualità francescana.
Nell’universo culturale, importanti studi e raccolte di gosos/gòccius, hanno contribuito al recupero e salvaguardia di un ricco patrimonio linguistico tradizionale e della fede che ha scandito per secoli la dimensione religiosa e popolare in Sardegna. La tradizione poetica è spesso prova manifesta, di fede antica e radicata, della devozione mariana e di valori comuni tra le comunità ed aree storiche dell’Isola.
Anche nella contemporaneità i poeti si cimentano nella composizione di gosos dedicati alla Madonna, seguendo lo “stile” classico della lode celebrativa o nello sviluppo di “una lunga elencazione di attributi”, che hanno come fine “intenzioni propiziatorie e di richieste di benefici”.
Le opere a carattere sacro – come i gosos – ci rivelano una forma di preghiera e poesia, plasmata da diffusa abilità lirica e bellezza letteraria, dall’elevato esercizio di spiritualità e devozione. Il linguaggio poetico e le significative poesie religiose nel pensiero occidentale, elaborato da Sant’Agostino (IV-V sec. d.C.) come via di Bellezza Divina e forma d’illuminazione con intendimenti di fede, vivono tuttora nella comunione di mente e cuore dei credenti.
Il Settecento sardo, nell’opera poetica sacra, ci rivela la grandezza e unicità del gesuita Bonaventura Licheri (1734-1802), nativo di Neoneli; al Licheri si deve la più conosciuta e classica delle preghiere del repertorio mariano in limba: Mamma Soberana (1763), con i celebre verso Deus Ti Salvet Maria.
Mamma Soberana
Matrona Soberana,
santa intercessora,
Bos supplico Segnora,
Sola e Pia.
Deus ti salvet Maria
chi ses de grazia piena,
de grazia ses sa vena
e sa currente.
Su Deus Onnipotente
cun Tegus est istadu,
e ti at preservadu
Imaculada.
Beneditta e Laudada
subr’a totu Gloriosa,
Mamma Fiza e Isposa
de su Segnore.
Benedittu su fiore
ch’est fructu de su sinu,
Gesus, fiore Divinu,
Segnore nostru.
Pregade a Fizu Ostru
pro nois peccadores,
chi totu sos errores
nos perdonet.
E sas grazias nos donet
in vida e in sa morte,
e sa diciosa sorte,
in Paradisu.
Oremus de prezisu,
remediu ‘e dogni male,
sa gloria universale
dade Maria.
E gasi siat.
Cristoforo Puddu