«Il completamento del processo di phase out potrebbe avere pesanti ripercussioni sui lavoratori delle centrali termoelettriche della Sardegna. Come evidenziato dai segretari regionali di Cgil Cisl e Uil, le incertezze sulle prospettive delle centrali termoelettriche sono motivo di gravissima preoccupazione per il futuro occupazionale di tutti i lavoratori diretti e dell’indotto, così come per le prospettive dell’intero sistema produttivo isolano. In particolare – osserva Desirè Manca (M5S) – per quanto riguarda la centrale termoelettrica di Fiume Santo, una delle dieci realtà economiche più rilevanti dell’isola, in cui sono impiegati circa 500 lavoratori provenienti dai comuni limitrofi, gli esuberi dovuti al processo di riconversione arriverebbero a coinvolgere addirittura circa 460 dipendenti.»
Come sottolineato anche dalla società che gestisce la Centrale di Fiume Santo, l’uscita dal carbone non può avvenire dall’oggi al domani senza che siano state predisposte adeguate misure di tutela per i lavoratori.>>
Lo ha dichiarato la consigliera regionale del Movimento Cinque Stelle, Desirè Manca, che ha presentato un’interrogazione al presidente Christian Solinas e all’assessora regionale dell’Industria Anita Pili.
«La questione energetica – conclude Desirè Manca – è di fondamentale importanza per il sistema produttivo e manifatturiero della Sardegna, pertanto chiedo al Presidente Solinas quali iniziative intenda adottare per tutelare il futuro occupazionale di tutti i lavoratori diretti e dell’indotto delle due centrali termoelettriche, e chiedo che l’assessora Anita Pili riferisca in Consiglio regionale relativamente allo stato di attuazione del processo di Phase-out del carbone in Sardegna.»
Antonio Caria