Dal 19 al 21 dicembre 2025, a Borutta, il cibo diventa chiave di lettura del paesaggio, della storia e del lavoro umano. All’interno della manifestazione Sos Furraghes de Mura, dedicata alla rinascita delle antiche fornaci della Piana di Mura, l’esperienza gastronomica accompagna ogni fase dell’evento, trasformando i pasti in un racconto collettivo fatto di memoria, gesti antichi e convivialità.
I menu proposti durante le tre giornate non sono semplici occasioni di ristoro, ma vere e proprie ricostruzioni storiche del mangiare quotidiano e festivo dei lavoratori delle fornaci, curate e dirette dall’antropologa Alessandra Guigoni, che da anni studia il rapporto tra cibo, ritualità e identità in Sardegna. Ogni pasto è pensato come parte integrante del percorso culturale, in stretta relazione con i luoghi – la fornace, le pinnettas, il monastero, il borgo – e con i momenti del lavoro.
La giornata inizia, per escursionisti e visitatori, con la “colazione del lavoratore delle fornaci”, servita all’interno o nei pressi delle tipiche pinnettas in pietra lungo il Sentiero delle Fornaci. Un momento semplice e conviviale, che restituisce il senso di una colazione funzionale al lavoro fisico, consumata nei luoghi stessi della fatica, tra silenzi, racconti e paesaggi aperti sull’altopiano di Mura. Nel pomeriggio, durante le escursioni, trova spazio anche la merenda del pastore, ulteriore tassello di una giornata scandita da ritmi lenti e gesti essenziali.
Il venerdì, giorno della preparazione e dell’accensione della fornace, il pranzo rievoca la giornata feriale del lavoratore delle calcàre: piatti sobri, nutrienti, legati alla disponibilità stagionale e alla necessità di sostenere uno sforzo lungo e continuo. La sera, la cena – ospitata presso il Monastero di San Pietro di Sorres o in prossimità della fornace – prosegue questo racconto, riportando a tavola la cucina della quotidianità, quella che accompagnava il lavoro senza celebrarlo, ma rendendolo possibile.
Il sabato segna il passaggio simbolico dal lavoro alla festa. Dopo l’estrazione e lo spegnimento della calce viva, il pranzo diventa pranzo festivo del lavoratore delle fornaci, con pietanze tradizionalmente riservate ai giorni di riposo e alle ricorrenze. È il momento in cui il cibo racconta la comunità che si ritrova, la sospensione della fatica, il valore del condividere. Nel tardo pomeriggio e in serata, nei pressi della fornace, viene preparato e distribuito il pane lardellato, su pane untinadu, simbolo della cucina delle feste: un alimento semplice e ricco allo stesso tempo, che racchiude il senso della convivialità rurale e della generosità collettiva.
La domenica, infine, Sos Furraghes si chiude nel segno della celebrazione comunitaria. Dopo il pranzo festivo, ancora una volta curato da Alessandra Guigoni, il borgo di Borutta si trasforma in una grande tavola a cielo aperto. Tra mercatini, figuranti in abiti d’epoca e atmosfera natalizia, la manifestazione si conclude con una grigliata di carne locale, accompagnata da musica e incontri, che suggella il legame tra territorio, tradizione gastronomica e identità.
A Borutta, per tre giorni, il gusto non è intrattenimento, ma memoria viva. Ogni piatto racconta una storia di lavoro, di paesaggio e di comunità, restituendo dignità a una cucina essenziale e profondamente identitaria, capace di parlare al presente attraverso il linguaggio più antico: quello del cibo condiviso.



















