Si è conclusa poco fa, lunedì 8 settembre, la Festa di San Salvatore 2025. Alle 09:30, tra applausi, canti e preghiere, la statua di Santu Srabadoeddu è rientrata a Cabras nella chiesa di Santa Maria Assunta, dove rimarrà, custodita e venerata fino al prossimo anno. A portarla in processione percorrendo i circa sette chilometri che separano il villaggio di san Salvatore dal paese di Cabras attraverso sterrati e asfalto sono state come oramai tradizione le donne dell’associazione Santu Srabadoeddu. L’evento segna la conclusione dei nove giorni di festeggiamenti in onore di San Salvatore che dal 29 agosto all’8 settembre hanno interessato e animato la comunità di Cabras.
«Con il rientro della piccola statua di Santu Srabadoeddu – afferma il sindaco di Cabras Andrea Abis – si conclude un cammino di fede e tradizione che la nostra comunità ha vissuto con forte intensità in questi nove giorni. La processione delle donne rappresenta il sigillo di una festa che custodisce memoria e spiritualità, ma che è anche espressione viva dell’identità di Cabras. Ancora una volta si conferma la forza delle nostre radici, capaci di rinnovarsi e di unire l’intera comunità attorno al Santo.»
L’evento, cosi come gli altri appuntamenti che si sono svolti per la Festa di San Salvatore / Corsa Degli Scalzi 2025 è un appuntamento organizzato dal comune di Cabras con il contributo dell’assessorato regionale del Turismo – Sardegna Turismo, della Fondazione Mont’e Prama e della Fondazione di Sardegna, in collaborazione con il Comitato dei festeggiamenti civili “San Salvatore”, l’associazione Is Curridoris, l’associazione Santu Srabadoeddu e con il supporto organizzativo dell’associazione Enti locali per le Attività culturali e di Spettacolo.
In un clima più intimo e raccolto rispetto alla grande partecipazione della Corsa degli Scalzi, che ieri sera ha visto migliaia di persone gremite lungo il percorso cittadino di via Tharros per poi fare festa fino a tarda notte con il coinvolgente Party 90/2000 di Danijeey e l’attesissimo concerto di Jake La Furia, questa mattina circa 450 donne, rigorosamente in abito tradizionale e a piedi nudi, hanno percorso i sette chilometri che separano il novenario di San Salvatore dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta a Cabras. Dopo la messa mattutina celebrata nella piccola chiesetta di San Salvatore, un lungo cordone di donne scalze, con indosso gli abiti tradizionali locali, ha mosso i primi passi tra le stradine del villaggio. L’atmosfera è quella dell’ultimo giorno di festa: un silenzio surreale, interrotto solo dalle preghiere e dall’intonazione corale dei Còggius. Gli sterrati tra le case del novenario hanno accolto uno dei riti più intimi della festa di San Salvatore. Senza le folle che contraddistinguono la Corsa degli Scalzi, è possibile ammirare con assoluta tranquillità la bellezza di un rito che si ripete da secoli e che coinvolge l’animo di un’intera comunità.
«Questa mattina – dichiara la presidente dell’associazione Sanità Srabadoeddu Maria Francesca Scanu – alle 9.30, abbiamo chiuso i nove giorni di festa riportando in processione Santu Srabadoeddu a Cabras. Per me, al sedicesimo anno di processione, è sempre la stessa emozione, un misto di paura e amore immenso, come fosse la prima volta. Negli anni, visto il numero sempre maggiore di partecipanti, si è resa necessaria la nascita di un’associazione per permettere a tutte di partecipare: è così che è nata l’Associazione Santu Srabadoeddu, di cui sono socia fondatrice e presidente da novembre 2022. Con gratitudine, affidiamo ancora una volta il paese alla protezione del Santissimo Salvatore e ci diamo appuntamento al prossimo anno.»




















