Il 13 aprile a Nuoro, dalle 10.30, presso il Circolo Utalabì, Via Redipuglia 37/41, si svolgerà la seconda assemblea itinerante proposta da “Ricostruiamo la democrazia sarda”, piattaforma a cui partecipano partiti, associazioni, sindacati e comitati territoriali. Il primo incontro si è tenuto a Bauladu il 15 marzo, con la partecipazione di oltre 70 persone.
“Ricostruiamo la democrazia sarda” è un percorso collettivo che, attraverso l’utilizzo dei processi partecipativi, intende arrivare ad una proposta condivisa, una base di principi e condizioni imprescindibili a partire da quali il Consiglio Regionale si assume l’impegno, entro la prima metà del mandato, di emanare una nuova e democratica legge elettorale.
Tutte le forze promotrici sono convinte che sia urgente per la Sardegna elaborare una legge elettorale democratica che garantisca la costruzione di un Consiglio Regionale realmente rappresentativo del variegato tessuto politico sardo, dei territori e dei generi.
Tutte le forze promotrici hanno condiviso i principi sulla base dei quali aprire il dibattito con i cittadini e le cittadine:
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Sistema proporzionale ed elezione del Presidente in Consiglio Regionale con eventuali correttivi necessari, quale ad esempio la cosiddetta “sfiducia costruttiva”, per rispettare quei principi di governabilità e stabilità richiesti dalla Corte Costituzionale italiana.
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Eliminazione della possibilità del voto disgiunto che favorisce il clientelismo e la personalizzazione della politica.
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Un abbassamento delle soglie di sbarramento per le singole liste e le coalizioni.
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Una maggiore rappresentanza politica dei territori marginali, attraverso l’aumento delle circoscrizioni territoriali e la suddivisione delle circoscrizioni maggiori, bilanciata dall’eventuale costituzione di una circoscrizione regionale in grado di valorizzare il voto di opinione e le forze politiche minori, alla quale riferirsi anche per la quantità di firme da raccogliere per la presentazione delle liste. Per favorire questi obiettivi si potrebbe aumentare il numero dei consiglieri regionali, a parità del costo totale dell’organo legislativo e dunque a condizione di un taglio delle remunerazioni degli eletti.
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Una norma di democrazia paritaria che porti ad avere una composizione del Consiglio Regionale in cui ogni genere sia rappresentato in una misura non superiore al 50%. Il maschilismo e la predominanza maschile della politica istituzionale sarda non sono più tollerabili.