«Leggo sui giornali che il Centrodestra sardo vuole puntare su sanità, ristori e infrastrutture. Va benissimo, ma quello che mi preoccupa è il fatto che non siano menzionati bambini e giovani, istruzione, cultura. Ecco perché chiederò che il PD si impegni anche in questi settori se si vuole davvero far ripartire la Sardegna.»
Roberto Deriu, consigliere regionale del Partito democratico, manda un chiaro segnale alla Giunta Solinas ed annuncia la presentazione di emendamenti all’assestamento di bilancio su questo tema.
«I giovani devono essere una delle priorità nella fase di ripartenza dopo la grave crisi causata dal Covid – spiega Roberto Deriu -. I dati relativi alla dispersione e l’abbandono scolastico, ai livelli di istruzione, e ai cosiddetti ‘neet’ sono sotto gli occhi di tutti e condannano da troppo tempo la Sardegna.»
Sull’Isola, infatti, la dispersione scolastica si attesta intorno al 23%, mentre nel resto del Paese è al 14,5%). I ”neet” (giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in alcun percorso di formazione) in Sardegna risultano essere ben il 27,7%, mentre la media dell’Unione Europea si attesta intorno al 12,9%. Ma i segnali d’allarme non finiscono qui: «Ben il 33% dei diplomati sardi non prosegue con il percorso accademico – precisa il consigliere del Partito democratico -. Senza considerare il fatto che il 19,3% degli studenti sardi si immatricolano in Università fuori dall’Isola. Le conseguenze di questi dati sono disastrose.»
Motivi che hanno spinto lo stesso Deriu a sollecitare l’intera Assemblea regionale in riferimento all’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla grave condizione giovanile in Sardegna, un’inchiesta disposta dal Consiglio regionale lo scorso 7 gennaio, con richiesta fatta da oltre la metà dei consiglieri – trasversalmente tra maggioranza e opposizione (primo firmatario Roberto Deriu) – sui giovani sardi che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in alcun percorso di formazione.