Care amiche e cari amici, iscritte e iscritti alla UIL, più in generale lavoratrici e lavoratori della nostra terra,
sono qui a riempire le accorate righe che seguiranno con alcune riflessioni sull’odierna, per noi importantissima, ricorrenza del 1 maggio che oggi, soprattutto in conseguenza dei profondi stravolgimenti economici e sociali provocati dall’emergenza sanitaria, rappresenta per noi un fondamentale momento di analisi e confronto sui temi del Lavoro.
Sappiamo bene, purtroppo, anche per averlo sperimentato in prima persona, cosa abbia rappresentato l’ultimo anno di pandemia per milioni di lavoratrici e lavoratori in tutto il Paese – centinaia di migliaia nella nostra isola, che hanno subito sostanziali diminuzioni di salario a causa del ridimensionamento produttivo delle proprie aziende e della inevitabile collocazione in cassa integrazione; che hanno continuato ad operare tra mille rischi e difficoltà – ad esempio gli operatori sanitari, delle forze di polizia, del terzo settore o più semplicemente i dipendenti dei supermercati; o che di colpo hanno dovuto fare i conti, soprattutto nel settore pubblico, con nuovi metodi di lavoro come lo “smart working” senza essere sufficientemente preparati od avere le giuste garanzie. Senza dimenticare, ovviamente, i lavoratori precari e i tantissimi lavoratori dipendenti e autonomi che il lavoro lo hanno semplicemente perso e, improvvisamente, si sono trovati a sopravvivere unicamente grazie a bonus e sostegni spesso elargiti con colpevole ritardo. O quelli che un lavoro non lo avevano già prima dell’inizio della pandemia, e ancora oggi aspirano a trovarlo.
Inutile nascondere che siamo di fronte a un vero e proprio cataclisma del mondo del lavoro i cui strascichi potrebbero riverberarsi per lungo tempo, soprattutto se non reagiremo allo stesso modo di come più volte reagirono i nostri padri, nonni e innumerevoli altre lavoratrici e lavoratori, nell’epopea sindacale dei secoli scorsi, di fronte a periodi storici altrettanto difficili e complessi sia in termini di opportunità occupazionali che di tutela e rivendicazione dei propri diritti.
Nondimeno, stavolta la sfida sarà ancora più importante e stimolante rispetto al passato. Poiché, alle soglie della 4ª rivoluzione industriale, dopo quelle del vapore, dell’elettricità, dell’automazione e dell’ICT, dalle macerie lasciate in eredità dall’attuale emergenza sanitaria, grazie anche all’imponente volano di ripartenza rappresentato dal “Next Generation Eu”, siamo chiamati a erigere un nuovo paradigma sociale e lavorativo.
Dall’abbattimento delle barriere geografiche, sociali e di genere, alla riconversione produttivo-economica in chiave ecosostenibile, fino alla digitalizzazione, sburocratizzazione e modernizzazione del sistema Paese in ogni sua sfaccettatura, siamo di fronte a un’epocale sfida e a radicali cambiamenti senza precedenti nella storia recente del nostro Paese, che ci impongono approcci differenti ma che vogliamo affrontare forti del nostro carico di esperienze e competenze, per arrivare alla creazione di un nuovo modo di intendere la nostra società nella quale il Lavoro sia realmente un diritto alla portata di tutti, ma soprattutto diventi creativo, partecipativo, solidale e mai più alienante. In altre parole che diventi uno strumento di emancipazione della dignità umana e della persona in quanto tale.
Questo è l’obiettivo ideale che, a dire il vero, come UIL ci siamo posti fin dalla nostra nascita, che quotidianamente portiamo avanti con le nostre azioni sui posti di lavoro e tra la gente, e che oggi, più che mai, sentiamo concretamente a portata di mano.
Vi ringrazio per l’attenzione che avete posto alle riflessioni, agli auspici e alle speranze che ho voluto condividere con voi in questa straordinaria giornata carica di storia e significati e degna rappresentante di quel sogno collettivo di solidarietà che anima il nostro agire sindacale al servizio di chiunque ne abbia bisogno. Perché quello odierno, ne sono assolutamente convinta, potrebbe essere il 1 maggio della rinnovata speranza e, finalmente, dell’avvio della ripartenza per tutto il Paese e in particolare per la nostra amata terra, la Sardegna.
Ovviamente, non mi sfuggono le enormi difficoltà e complessità della nostra isola soprattutto nella persistenza degli atavici fattori di diseconomia che, irrisolti nel tempo, si sono tramutati in gravi fattori di sottosviluppo. Ma forti di quella passione identitaria tipica degli abitanti della nostra terra, quella che il grande e compianto maestro Giovanni Lilliu aveva identificato come la “costante resistenziale sarda”, anche stavolta ci rialzeremo e, grazie alle opportunità sopracitate, sapremo costruire una nuova storia di dignità e modernità per la Sardegna e i suoi abitanti. Io ci credo, la UIL ci crede, vi chiedo di crederci tutti.
Buona Festa del Lavoro, delle Lavoratrici e dei Lavoratori
Francesca Ticca
Segretaria regionale UIL Sardegna