Nuove linee guida semplificate a partire dal 2025 per la concessione di contributi per ogni nuovo nato, adottato o affidato a favore delle famiglie che risiedono o decidono di trasferire la propria residenza nei comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti. È questo il contenuto della delibera approvata nell’ultima seduta di Giunta, che aggiorna le procedure per la concessione delle risorse introdotte in sede di legge di Stabilità a partire dal 2022 e riconfermate con l’ultimo documento finanziario nel mese di maggio 2025.
«A partire da quest’anno le risorse in capo alla misura anti-spopolamento saranno trasferite ai comuni in due tranche di pari importo, previa verifica degli ultimi dati Istat sul numero dei bambini residenti nei piccoli paesi a partire dal 1° gennaio 2025 e conseguente individuazione del fabbisogno per ciascun comune», spiega l’assessore regionale della Sanità Armando Bartolazzi.
«Puntiamo moltissimo su questo provvedimento per arginare il fenomeno dello spopolamento nei piccoli centri dell’isola. Per questo abbiamo deciso di garantire l’erogazione dell’importo massimo disponibile per bimbo avente diritto fino al ciascun quarto anno di età: stiamo parlando di 600 euro mensili per il primo figlio nato fino al quarto anno d’età e di 400 per ogni figlio successivo.»
Per spiegare l’importanza della misura anti-spopolamento basta l’analisi dei numeri. Nel 2023 la Sardegna ha registrato il tasso di natalità più basso tra le regioni italiane: 4,9 ogni mille abitanti, contro una media di 6,7. «Occorre invertire questa tendenza al declino, che non è solo demografico, ma anche economico e sociale – continua Armando Bartolazzi – per questo abbiamo fatto molta attenzione, insieme alla nostra direzione per le Politiche Sociali, ad introdurre dei meccanismi volti a non trasformare la misura in un intervento di mero assistenzialismo: lo eviteremo favorendo lo sviluppo di servizi attivi nei soggetti a spopolamento, con infrastrutture che sostengono concretamente le politiche familiari. inserimento sociale delle famiglie beneficiarie, considerando la stabilità residenziale, l’occupazione, il grado di istruzione, il livello di reddito.»