Un pauroso incendio ha colpito, lo scorso 24 luglio, alcune zone del Montiferru e della Planargia, coinvolgendo in totale 11 comuni: Bonarcado, Santu Lussurgiu, Cuglieri, Sennariolo, Scano di Montiferro, Tresnuraghes, Flussio, Tinnura, Magomadas, Suni e Sagama.
Dopo quella data diversi gruppi di persone, coinvolti dalla Rete dei Semi della Sardegna in occasione di un evento organizzato a Bosa dall’associazione Sesto Continente, si sono riuniti per discutere insieme del destino del territorio e della volontà di individuare strategie per la partecipazione comunitaria alla sua tutela. Ed ecco l’idea di creare la Rete Montiferru e Planargia. «I versanti montani colpiti dall’incendio – fanno sapere i promotori dell’iniziativa – sono composti per buona parte da frane, che venivano naturalmente stabilizzate dal bosco. Si può quindi supporre che su pendenze elevate, considerando la natura delle perturbazioni che colpiscono l’isola nei mesi autunnali, le frane giacenti, in assenza del bosco, saranno più vulnerabili all’erosione e ai fenomeni gravitativi.»
Il fuoco ha alzato il sipario sui versanti, mostrandoci come gli abitanti del luogo conoscessero bene la natura precaria della morfologia degli altipiani: sono emersi terrazzamenti in diversi segmenti delle aree incendiate, in particolare intorno a Santu Lussurgiu.
«Il loro obiettivo prioritario è che quest’ultimo centro divenga sede di un intervento straordinario e preventivo di manutenzione idraulico-forestale, per scongiurare – concludono i promotori -, per quanto possibile, gli effetti devastanti dei flussi iperconcentrati – come abbiamo già visto a Bitti nel novembre 2020, che sarebbero in grado di ostruire i due canali tombati e i principali attraversamenti della rete viaria di collegamento al centro abitato.»
Antonio Caria