L’agricoltura biologica consente di tagliare di un terzo i consumi energetici attraverso l’utilizzo di tecniche meno intensive, le filiere corte e la rinuncia ai concimi chimici di sintesi prodotti con l’uso di gas. I terreni coltivati a bio in Italia hanno raggiunto quasi 2,2 milioni di ettari, il massimo di sempre. E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti diffusa oggi in occasione dell’inaugurazione del Sana, il salone internazionale del biologico a Bologna.
In Sardegna, in un anno, dal 2020 al 2021, secondo le elaborazioni di Coldiretti Sardegna sui dati pubblicati dal Sinab, le superfici sarde biologiche sono cresciute del 2,4% mentre gli operatori del 5,4%. Nell’Isola infatti ci sono 150.456 ettari che la classificano al settimo posto tra le Regioni italiane con il 12,7%, mentre le imprese bio sono 2mila 202, rispetto alle 86.144 dell’intera Penisola.
Nel padiglione Coldiretti del Sana, le esperienze innovative dei giovani agricoltori bio sono le protagoniste per sostenere il piano di riduzione del fabbisogno energetico. Si va dall’uso di sostanze naturali e 100% Made in Italy per concimare i terreni e sostituire i fertilizzanti dall’estero (rincarati anche del 170% con un effetto valanga sulla spesa delle famiglie), al riutilizzo degli scarti di produzione per garantire energia pulita, fino al potenziamento delle filiere corte con la vendita diretta che abbatte i trasporti. In questo modo le aziende riescono a ridurre i consumi di energia in media del 30% rispetto all’agricoltura tradizionale ma in alcuni casi, come ad esempio per le mele, si arriva addirittura al -45%.
«Concimare la terra attraverso l’uso del letame, il compostaggio dei residui organici e anche i residui degli impianti di biogas, favorisce la resilienza delle aziende agricole biologiche – sottolinea Coldiretti – e rappresenta un modello produttivo in grado di contrastare la dipendenza da mezzi di produzione esterni alle aziende. Ma, puntando sulla filiera corta, il biologico riduce anche i tempi di trasporto dei prodotti e, con essi, le emissioni in atmosfera, tagliando le intermediazioni con un rapporto diretto che avvantaggia dal punto di vista economico agricoltori e consumatori.»
Antonio Caria