Anche gli indipendentisti di Liberu dicono no al Piano Casa. «La nostra opposizione – ribadiscono in una nota – non è preconcetta e aprioristica, ma è dovuta alla constatazione di come utilizzi demagogicamente esigenze obiettive dei cittadini sardi per servire gli interessi della speculazione immobiliare sia sarda che straniera».
«Tutti – rimarcano da Liberu – riconosciamo che sia necessario, dopo tanti anni, intervenire su una riqualificazione degli immobili destinati alla ricezione turistica, su un loro riadeguamento anche estetico e funzionale. Tutti riconosciamo l’urgenza di dare una boccata d’ossigeno al settore edilizio della Sardegna, fortemente contrattosi negli anni, con un notevole crollo economico e occupazionale. Ma tutto ciò alla Giunta Solinas non interessa realmente, né per quanto concerne la ristrutturazione degli immobili, né per quanto riguarda il sostegno all’edilizia sarda. Alla Giunta Solinas interessa soddisfare le necessità della speculazione, abbia essa il marchio del Qatar o del Nord Italia, che vuole ampliare i propri alberghi e trasformare strutture da ricovero attrezzi in lussuose ville.»
A loro modo di vedere: «Con il ridicolo pretesto dell’aumento degli spazi per permettere il distanziamento per il Covid (che durerà forse un altro anno, a differenza delle volumetrie) la Giunta regionale consentirà di aumentare fino a un 50% in più di volumetrie negli stabili situati al di fuori dei 300 metri dal mare. La norma presente nel Piano Casa, spacciata come sostegno al mondo delle campagne, che prevede la possibilità di costruire anche con un solo ettaro anche per i non agricoltori, permetterà invece di costruire interi villaggi turistici anche con pochi ettari a disposizione».
«Noi crediamo – concludono da Liberu – che questa impostazione sia estremamente dannosa per la Sardegna, sia per quanto riguarda il nostro paesaggio – già saturo di alberghi e villaggi turistici – sia per quanto riguarda il comparto edilizio. Pensiamo che sia necessaria una ristrutturazione degli alberghi esistenti e un riadeguamento funzionale, ma senza aumento delle volumetrie anche al di fuori della fascia dei 300 metri dal mare.»
Antonio Caria