I progetti di sorellanza della scalatrice e viaggiatrice bergamasca Marta Carminati saranno fra gli highlight dell’Ulassai Festival, l’evento dedicato all’arrampicata e agli sport outdoor in programma dal 30 maggio al 2 giugno a Ulassai, in provincia di Nuoro.
L’Ulassai Festival 2025 sarà l’occasione per incontrare e ascoltare Nicolas Favresse, scalatore belga, classe 1980, testimonial dell’evento noto per le sue imprese alpinistiche e scalate sportive in stile tradizionale e per le sue ascensioni su “big walls” in alta montagna e nelle regioni polari. Dalla Groenlandia alla Patagonia, dalla Venezuela alla Cina, dal Canada all’India passando dalla Norvegia.
All’Ulassai Festival, Nicolas Favresse racconterà “Riders on the storm”, docu-film realizzato da Drew Smith dedicato a una delle big wall più famose della Patagonia, sulla parete est della Torre Centrale nel massiccio delle Torri del Paine in Patagonia. Racconta la salita in libera di Nico Favresse, Siebe Vanhee e Sean Villanueva O’Driscoll assieme allo statunitense Drew Smith. Appuntamento sabato 31 maggio alle 19.00. «Non vedo l’ora di essere all’Ulassai Festival – dice Nicolas Favresse – per arrampicarmi sulle pareti di Ulassai, ma anche per far festa e per parlare delle mie esperienze di arrampicata, prima fra tutte quella sulla “Riders on the storm”, una linea mitica della Patagonia. Mai mollare e allenarsi duramente!».
Mezz’ora prima di Nicolas Favresse, sul palco dell’Ulassai Festival salirà invece Marta Carminati, mental coach e scalatrice di origine bergamasca, che ama viaggiare e vivere in furgone. E che l’anno scorso ha lanciato l’evento FreeYourBody, nato dalla volontà di fare rete per riscoprire il potere della sorellanza. «In una società patriarcale in cui siamo educate a essere sempre in competizione, sentirsi unite ha potere rivoluzionario», spiega Marta Carminati.
Il 31 agosto 2024, in una falesia della bergamasca, molte donne hanno deciso di specchiarsi l’una nel riflesso dell’altra, riconoscendosi nelle storie e nei bisogni altrui e trasformandosi da rivali in sorelle. «Riappropriarsi del proprio corpo, della libertà di esprimerlo, viverlo e sentirlo come meglio si crede – è il senso profondo del progetto – significa anche riprendersi il diritto allo spazio, quello stesso spazio che c’è stato sottratto e che noi stesse ci siamo negate, convinte di non esserne meritevoli».