Sono stati presentati lo scorso 10 ottobre, nel corso di un incontro ospitato dal dipartimento di Scienze e Salute Pubblica, i primi risultati del Progetto Master – Miglioramento della fertilità del suolo e biofortificazione dei cereali mediante l’uso di biostimolanti e selenio a supporto di prodotti utili al trattamento della steatosi.
Il progetto, avviato in Sardegna nel dicembre 2022 e finanziato dal Programma di Sviluppo Rurale della Regione per il periodo 2014-2020, nasce con l’obiettivo di dare una risposta concreta alla crisi strutturale della cerealicoltura regionale. Si tratta di un’iniziativa pilota che punta a rinnovare la filiera del frumento migliorando la fertilità dei suoli, la sostenibilità delle pratiche agricole e la qualità nutrizionale dei prodotti trasformati. La ricerca si sviluppa su quattro assi principali: agronomico, ambientale, salutistico ed economico-sociale.
La direzione scientifica è condivisa tra il dipartimento di Scienze e Salute Pubblica dell’Università degli Studi di Cagliari, guidato dal professor Luchino Chessa, e l’Istituto di Produzioni Vegetali della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, con la professoressa Elisa Pellegrino. Al progetto collaborano inoltre sei partner tra aziende agricole e imprese di trasformazione, riuniti in un’Associazione Temporanea di Scopo.
«Le prove sperimentali condotte in campo – spiega Luchino Chessa – hanno dimostrato che l’inoculazione di microrganismi benefici e la biofortificazione con selenio possono determinare incrementi significativi delle rese di frumento duro e tenero, in alcuni casi vicini al raddoppio rispetto ai campi di controllo.»
Oltre alla produzione, la ricerca ha analizzato anche il microbioma del suolo e delle radici, evidenziando come la diversità microbica e la presenza di microrganismi “chiave” rafforzino la resilienza delle colture agli stress biotici e abiotici. Si tratta di risultati che aprono nuove prospettive per una gestione più sostenibile della fertilità dei terreni agricoli, con ricadute positive di lungo periodo sugli ecosistemi produttivi sardi.
Dal punto di vista qualitativo, le farine ottenute presentano un profilo nutrizionale arricchito di antiossidanti e micronutrienti essenziali, in particolare selenio, elemento fondamentale per la salute umana grazie alla sua azione protettiva contro lo stress ossidativo. Pane carasau, pasta e biscotti realizzati con queste farine mantengono il gusto della tradizione, ma con un valore nutrizionale potenziato.
Un ulteriore tassello del progetto riguarda la sperimentazione clinica. I pazienti coinvolti sono stati suddivisi in due gruppi: uno ha seguito per tre mesi una dieta a base di prodotti da cereali biofortificati, l’altro ha assunto alimenti convenzionali. Gli alimenti arricchiti sono stati inseriti in un protocollo clinico finalizzato a valutare l’efficacia del selenio nel supportare pazienti affetti da steatoepatite non alcolica. La parte clinica si è svolta con la supervisione della dottoressa Cinzia Balestrieri, principal investigator, e della dottoressa Alice Paribello, co-investigator.
I dati raccolti finora indicano che il modello Master può rappresentare una strategia replicabile per rigenerare in modo sostenibile le filiere agroalimentari locali, generando benefici che si estendono dall’ambiente alla salute pubblica, fino all’economia dei territori rurali.



















