«Giusto che i sindaci del nuorese scendano in piazza per chiedere un sistema sanitario migliore nel loro territorio: è anche il mio territorio, e sono al fianco di tutti i cittadini e di tutti gli amministratori che chiedono scelte migliorative per gli ospedali e per l’assistenza territoriale. Chi però si si limita a criticare l’attuale gestione del sistema sanitario sardo, e nuorese in particolare, farebbe bene andare a rileggere le linee guida della riforma partorita nel 2017 dal trio Arru-Pigliaru-Moirano: fu pianificata la distruzione della sanità regionale e la cancellazione dei nostri presidi ospedalieri.»
Lo sottolinea, in una nota, il consigliere regionale del Partito Sardo d’Azione, Franco Mula, che aggiunge: «Basta rileggere i resoconti giornalistici per capire quanto danno fu fatto da quello sciagurato triumvirato, dice Mula: l’obiettivo era tirare la cinghia per soffocare le spese e amputare le strutture considerata non indispensabili, e cioè interi reparti e interi ospedali, blocco del turn-over, impoverimento delle risorse umane e dei presidi sanitari.»
«La debolezza del sistema sanitario nuorese e regionale – a suo modo di vedere – ha un padre, anzi vari padri, ben facilmente identificabili, che ne programmarono la distruzione in nome di un risparmio peraltro mai realizzato, avendo Christian Solinas e tutti noi ereditato una sanità piena di debiti, ai limiti più bassi nella classifica tra le regioni italiane. Nel maggio 2017, la Giunta Pigliaru approvò il piano sanitario: una riforma sanitaria regionale che, scriveva La Nuova Sardegna, ha l’istinto del killer e la voce di Fulvio Moirano, direttore generale dell’embrione Ats.»
«La “riorganizzazione” di Arru e Pigliaru – conclude Franco Mula – doveva partire dalla distruzione del decentramento territoriale, che veniva considerato non giustificato. Oggi, faticosamente la Giunta Solinas sta cercando di ricostruire da quelle macerie. Non è impresa facile ne’ immediata, conclude il Capogruppo Sardista; per portarla a termine sono utili le critiche ma è utile, soprattutto, il contributo di tutti.»
Antonio Caria