È stato istituito ufficialmente il centro di ricerca interateneo “BullyBuster”, nato con l’intento di fornire soluzioni per contrastare i problemi del bullismo e del cyberbullismo. Quattro gli atenei coinvolti: l’Università di Cagliari (dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica); l’Università “Aldo Moro” di Bari (dipartimento di Informatica); l’Università “Federico II di Napoli (dipartimento di Ingegneria elettrica e tecnologie dell’informazione); l’Università di Foggia (dipartimento di Giurisprudenza).
Il progetto combina intelligenza artificiale, tecnologia, diritto e competenze psicologiche. La costituzione del centro è il naturale proseguimento del progetto avviato dalle stesse quattro università nell’agosto 2019, denominato “BullyBuster – A framework for bullying and cyberbullismo action detector by computer vision and artificial intelligence Methods and Algorithms”. Un’esperienza pluriennale e multidisciplinare che ha permesso ai gruppi di ricerca di raggiungere un considerevole livello di maturità scientifica sull’argomento.
Il dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’Università di Cagliari ha il compito di seguire l’aspetto tecnologico. È in fase avanzata di sviluppo – ed è già stata presentata al garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Sardegna e ai dirigenti scolastici del territorio – un’app in grado di segnalare un atto di bullismo in corso, sia esso compiuto nella vita reale e nella realtà virtuale, e di allertare, se è il caso, le forze dell’ordine.
«Mettiamo a disposizione di tutte le istituzioni interessate il frutto del nostro lavoro – spiega Gian Luca Marcialis, responsabile scientifico del progetto per l’Università di Cagliari -. Scuole, enti, forze dell’ordine troveranno in noi uno staff di specialisti preparati e con un bagaglio scientifico internazionalmente competitivo. Il nostro centro ha come missione principale la realizzazione di servizi di riferimento e la costruzione di una rete di supporto che coinvolga tutti gli attori particolarmente interessati a fornire una risposta concreta al problema del bullismo e del cyberbullismo.»
Furti d’identità, invio di video e foto di situazioni imbarazzanti, pubblicazione attraverso i social di informazioni false e denigratorie sul conto di qualcuno: gli atti di bullismo e cyberbullismo sono sempre più diffusi, soprattutto fra gli adolescenti, e l’impatto sociale può essere grave e duraturo. Da una parte gli autori di simili atti che, esaurito il senso di potere e controllo, possono sviluppare problemi di salute mentale, come ansia e depressione; dall’altra parte le vittime, che subiscono danni emotivi e sociali, come la perdita di autostima e la difficoltà di costruire relazioni positive con gli altri. Fondamentale che istituzioni, scuole e famiglie siano consapevoli del problema e adottino misure di prevenzione.
Nella foto da sinistra Donato Impedovo (Università “Aldo Moro” di Bari), Donatella Curtotti (Università di Foggia), Gian Luca Marcialis (Università di Cagliari), Carlo Sansone (Università Federico II di Napoli)