Sono quasi 16 i milioni di metri quadrati che, sui tetti dei capannoni artigianali e industriali della Sardegna, potrebbero essere usati per l’installazione di pannelli fotovoltaici e per produrre energia rinnovabile senza consumare terreni utili alle produzioni. La superficie, grande come 2.212 campi da calcio, se venisse sfruttata in modo ottimale, ovvero al 65%, avrebbe una potenza installabile di 1.284 MW pari ad una produzione di 1.904 GWh, che porterebbe a soddisfare il 55% dei consumi elettrici del settore produttivo sardo, passando da un peso del 26% delle rinnovabili sulla produzione elettrica sarda a un peso del 40%. Gli investimenti sarebbero pari a 23 milioni di euro all’anno e i posti di lavoro creati sarebbero 8.748 in fase di costruzione e installazione e 357 a regime per gestioni e manutenzioni.
E’ questo, in sintesi, ciò che è emerso stamattina dalla presentazione dello studio di Confartigianato Imprese Sardegna, realizzato in collaborazione con la società SmartLand, dal titolo “Potenzialità dell’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti dei capannoni nelle aree produttive presenti in Sardegna”, in occasione di una iniziativa regionale svoltasi a Cagliari e organizzata per la “Settimana per l’Energia e la Sostenibilità di Confartigianato Imprese Sostenibili”, alla quale hanno partecipato Maria Amelia Lai, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari e della Città Metropolitana, Federico Della Puppa, analista di Smartland, Fabrizio Pilo, prorettore per il territorio dell’Università di Cagliari, e Marco Naseddu, del Centro Regionale di Programmazione della RAS.
«La nostra è una idea seria, concreta, innovativa e ambiziosa per offrire soluzioni alle imprese per non farle più dipendere dalle oscillazioni del mercato – ha affermato Maria Amelia Lai, presidente di Confartigianato Sardegna – significherebbe anche coprire il fabbisogno energetico delle attività produttive e raggiungere l’autonomia energetica; conti alla mano le nostre aziende potrebbero migliorare la loro competitività.»
«Inoltre ricoprire i tetti dei capannoni industriali e artigianali con sistemi fotovoltaici per produrre energia avrebbe anche il risvolto positivo di non dover consumare suolo: installando i pannelli sulle sommità di edifici già esistenti si eviterebbe infatti di creare campi fotovoltaici su terreni agricoli o comunque non edificati, a tutto beneficio delle zone verdi. Senza energia – ha proseguito Maria Amelia Lai – non si produce, non si può essere competitivi. E per essere competitive le imprese non possono subire i continui aumenti dei costi energetici. Dobbiamo ridurre la dipendenza per l’approvvigionamento e puntare sulle fonti alternative e pulite. In questo, serve uno scatto e un impegno convinto e concreto anche da parte della politica.»
«Siamo pronti a presentare e proporre questo studio ai decisori politici e alle Istituzioni – ha sottolineato Maria Amelia Lai – anche per individuare strumenti di finanza sostenibile per realizzare, almeno in parte, questo obiettivo. Sin da subito abbiamo accettato la sfida di guidare le imprese sarde verso la transizione green, infatti, cresce il numero dei piccoli imprenditori già impegnati a ridurre l’impatto energetico delle proprie attività ma questi sforzi dovranno essere accompagnati da politiche e interventi orientati ad affrontare la transizione energetica e ambientale. Inoltre, bisogna ridurre drasticamente la burocrazia che, ad esempio, ostacola l’installazione di impianti rinnovabili per imprese e privati ed è necessario sbloccare gli incentivi, come quelli per favorire l’autoproduzione di energia.»
«Non bastano più i piccoli gesti – ha aggiunto Daniele Serra, segretario regionale di Confartigianato Sardegna – stiamo arrivando ad un punto di non ritorno. Dobbiamo impegnarci per raggiungere l’autonomia energetica per non essere costretti a subire politiche energetiche esterne. Le imprese artigiane devono sapersi adeguare al cambiamento e avranno un ruolo decisivo, ad esempio nella riqualificazione energetica, con tutta la filiera delle costruzioni, ma anche nella manutenzione dei mezzi di trasporto elettrici.»
L’ennesimo aumento del costo del carburante sta andando a incidere sul futuro delle circa 2.300 imprese dell’autotrasporto in Sardegna, di cui 1.500 artigiane, sugli oltre 4mila dipendenti, sulla movimentazione dell’80% delle merci di tutto il territorio isolano, e, di riflesso, sull’attività delle imprese sarde, soprattutto quelle più piccole.
Il prezzo del gasolio è arrivato a 2 euro al litro e negli ultimi due mesi il suo costo è aumentato del 12 per cento, con un trend in crescita di 1,5 centesimi al giorno.
Secondo una rilevazione dell’Ufficio Studi di Confartigianato, in Italia i prezzi alla pompa dei carburanti rimangono tra i più elevati in Europa: siamo al 6° posto nell’Ue a 27 sia per la benzina che per il gasolio. I rincari, per la benzina, sono stati del 14,4% rispetto allo scorso anno, mentre per quelli del gasolio l’aumento si ferma al 2,7%. In Italia il prezzo dei carburanti alla pompa supera del 6,6% la media dell’Ue a 27.
«Considerato che la spesa per i carburanti incide sul totale dei costi per il 30% – commentano Maria Amelia Lai e Daniele Serra, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – se il prezzo del gasolio continua a salire, rischia di venir meno il guadagno.»
«Per questo a livello nazionale – prosegue Maria Amelia Lai – abbiamo sollecitato interventi per tenere sotto controllo i prezzi ed evitare
speculazioni ma anche per ridurre la componente fiscale. Infatti, in valore assoluto, l’Italia presenta la più elevata tassazione sui carburanti tra i 27 paesi dell’Ue: pesa per il 53,4% del prezzo alla pompa, superiore di oltre tre punti percentuali al 49,8% dell’Eurozona.»
Secondo le analisi di Confartigianato Trasporti, secondo le migliori performance aziendali, ormai la marginalità delle aziende dell’autotrasporto non supera il 4%.
Confartigianato Trasporti, insieme ad altre organizzazioni di categoria riunite nella sigla UNATRAS, ha scritto al ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, per esprimere contrarietà nei confronti dei tagli al settore e sollecitare la risoluzione delle questioni urgenti per l’autotrasporto chiedendo un incontro in tempi brevi.
Quasi tre ore di confronto, nel corso del quale sono emerse criticità e proposte per sostenere e rilanciare l’artigianato artistico sardo e, alla fine, l’impegno a rivedersi, a metà dicembre, per proseguire il dialogo fruttuoso avviato tra associazioni e artigiani e con le istituzioni regionali. Il convegno di ieri (sabato 16 settembre) a Mogoro, ha coinvolto le principali associazioni del settore che si sono confrontate con l’assessore regionale del Turismo e Artigianato, Gianni Chessa. I lavori – moderati da Giorgio Pellegrini, scrittore e docente di Storia dell’architettura e dell’arte contemporanea alla facoltà di Architettura dell’Università di Cagliari – sono stati aperti dai saluti del padrone di casa, il sindaco di Mogoro, Donato Cau.
Nell’introduzione, Marina Manconi, dell’EBAS (Ente Bilaterale Artigianato Sardegna) ha spiegato che «l’incontro è frutto di un dialogo avviato da tempo con l’amministrazione comunale di Mogoro, e in particolare con l’assessore Francesco Serrenti. Insieme abbiamo condiviso la necessità di lavorare per creare dinamiche di rete e animazione tra gli artigiani. Partendo da Mogoro – ha aggiunto Marina Manconi – e dal comparto dell’artigianato artistico che rappresenta circa il 19% delle imprese e il 20% circa dei lavoratori di tutto il comparto artigiano, nel quale troviamo anche quelle aziende che si occupano di “tipico-tradizionale”, che in Sardegna, pur avendo numeri meno significativi, realizzano prodotti ad alto contenuto identitario e rappresentano l’immagine e le tradizioni culturali della nostra Isola». Per la referente dell’EBAS, è necessario «stimolare dei processi di ascolto attivo che possano supportare le aziende del settore nell’individuare nuovi processi di crescita e di sviluppo o anche per analizzare le criticità legate, ad esempio, all’individuazione di nuovi segmenti di mercato o l’assenza di un ricambio generazionale».
Anche l’assessore delle Attività produttive del Comune, Francesco Serrenti, introducendo i lavori ha parlato di «un mondo, quello dell’artigianato, che presenta molte criticità ma che ha anche enormi potenzialità non sfruttate appieno e non valorizzate nel modo corretto dalla politica. Come abbiamo cercato di fare con la nostra Fiera in questi anni, abbiamo bisogno di rinnovarci, di modernizzare il nostro settore per rispondere alla sfida – che riguarda anche noi – della globalizzazione, di un mercato che supera i confini regionali, nazionali, persino europei. Dobbiamo puntare sulla nostra tradizione, sulla qualità delle nostre materie e delle nostre produzioni, fare sistema».
«E’ dei giorni scorsi la notizia che l’Unione europea sta lavorando ad un Registro delle produzioni artigianali a indicazione geografica, come già da tempo avviene per l’agroalimentare: sarebbe una tutela importante per l’artigianato – ha detto ancora Francesco Serrenti -, un riconoscimento per l’origine geografica, un vero certificato di qualità per i nostri prodotti, che non vedrà la luce in tempi brevi, ma sul quale dobbiamo cominciare a ragionare e confrontarci, se non vogliamo trovarci con un disciplinare calato dall’alto e impostato su alcune note produzioni del Nord Italia.»
Confrontandosi con l’assessore Gianni Chessa, i rappresentanti delle associazioni e alcuni artigiani tra i presenti (arrivati anche dalla Gallura e dall’Ogliastra) hanno chiesto maggiore attenzione per un settore che resiste nonostante tutto. «Rappresentiamo un comparto – ha detto Francesco Porcu della CNA – che rappresenta la memoria storica della nostra regione, in termini di tradizione e identità. Rischiamo che un sapere centenario sparisca, vada verso l’estinzione, e per responsabilità di tutti. Occorre creare strumenti di supporto e consolidamento per sostenere le nostre imprese e far sì che la tradizione possa vivere, all’insegna dell’arte e della qualità delle produzioni.»
Daniele Serra, di Confartigianato Imprese, ha puntato in particolare sulla necessità di una classificazione delle diverse produzioni artigianali: «Serve – ha detto – una mappatura di cosa è e cosa non è artigianato artistico e una legge quadro di riferimento, che manca. Formazione, supporto nella promozione, punti vendita che valorizzino le produzioni: sono alcune delle richieste emerse dagli interventi degli artigiani, ai quali l’assessore Gianni Chessa ha ricordato che, negli ultimi tre anni, per sostenere il settore sono stati stanziati 71 milioni, “per il 40% a fondo perduto, a fronte dei 5 milioni destinati al mondo dell’artigianato da chi ci ha preceduto. Anche per la promozione, il mio assessorato ha messo a correre 60 milioni di euro e finanziato oltre 200 eventi finora».
Gianni Chessa ha concordato sull’importanza di «vetrine dedicate all’artigianato artistico, come la Fiera di Mogoro, ormai fiera della Sardegna, e spazi adeguati, come erano quelli dell’ISOLA. Stiamo lavorando – ha annunciato – per aprirne uno a Cagliari, nel quartiere Castello, a disposizione dei turisti h24. Sappiamo che ancora tanto si può fare, sono pronto a mettere altre risorse nella prossima manovra finanziaria, presentatemi proposte e progetti utili al comparto».
«Perché questo incontro, sicuramente utile e ricco di spunti, non rappresenti un episodio isolato, fissiamo già da oggi un prossimo appuntamento, tra due mesi qui, anche con l’assessore Gianni Chessa – ha detto Francesco Serrenti, chiudendo i lavori -. Da questo confronto ne scaturiscano tanti altri, in un dialogo tra associazioni, amministrazioni pubbliche, operatori, che hanno davvero a cuore il rilancio di un settore che tanto può dare alla Sardegna.»
Il mondo dell’artigianato sardo si ritroverà sabato prossimo, 16 settembre, a Mogoro, per fare il punto sulla situazione del settore, alla presenza dell’assessore regionale del Turismo e Artigianato, Gianni Chessa.
L’appuntamento è per le 10.00 nel chiostro interno all’area Fieristica, in piazza Martiri della Libertà.
Dopo i saluti istituzionali del sindaco Donato Cau, interverranno Marina Manconi (EBAS, Ente Bilaterale Artigianato Sardegna), Francesco Porcu (CNA), Brunella Massa (CLAAI), Daniele Serra (Confartigianato Imprese), Ignazio Schirru (Casartigiani Sardegna).
A seguire, interverranno gli artigiani che anche quest’anno hanno esposto le proprie produzioni alla Fiera dell’Artigianato.
Sono 4.768 gli impianti fotovoltaici installati dalle imprese del manifatturiero, delle costruzioni e del terziario della Sardegna che producono 237 GWh per autoconsumo. Da questo calcolo sono esclusi gli impianti per la produzione di energia da vendere. Secondo l’indicatoreì territoriale di intensità di diffusione degli impianti fotovoltaici nelle imprese, ogni 1.000 addetti operanti in queste attività vengono prodotti 0,725 MegaWatt, collocando così la regione in posizione intermedia (9° posto tra le regioni), anche se superiore del 34,4% alla media nazionale.
Nel 2022 la Sardegna è stata la terza regione per dinamica della produzione complessiva di tutti gli impianti fotovoltaici installati (residenziali, agricoli, imprese della produzione di energia elettrica e imprese manifatturiere, costruzioni e terziario no energy) segnando un aumento del 16,4% rispetto al 2021, superiore al +12,3% della media nazionale e al +11,2% della media delle regioni del Mezzogiorno, collocandosi dietro a Lazio (+19,9%) e Lombardia (+17,2%) e davanti a Liguria (+15,1%) e P.A. Trento (+14,5%).
Sono questi i dati che emergono dal dossier su “La produzione di energia fotovoltaica nelle imprese della Sardegna”, elaborata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, su dati GSE del primo trimestre di quest’anno.
Il report rileva anche come, sempre nel primo scorcio del 2023, l’aumento della produzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sia più accentuato in Sicilia (+20,3%), seguita da Sardegna (+16,3%), Lombardia (+11,8%) e Piemonte (+9,6%), a fronte del +4,4% medio nazionale.
Nel più lungo periodo, la Sardegna è la regione italiana più dinamica per produzione con FV: nell’arco di un quinquennio, tra il 2017 e il 2022, la produzione lorda degli impianti fotovoltaici in Italia in Sardegna è salita del 34,5%, più del doppio della media nazionale (+15,4%) e quasi il triplo della media del Mezzogiorno (+11,2%), collocandosi davanti a Lombardia con +28,8%, Liguria con +25,7%, Veneto con +24,9%, Friuli Venezia Giulia con +21,3%, Valle D’Aosta con +20,8%, Provincia Autonoma di Trento con +20,7%, Lazio con +18,6%.
Inoltre, l’attività di installazione e gestione degli impianti fotovoltaici influenza i risultati economici delle 2.270 imprese che in Sardegna operano in settori interessati dalla filiera FER: installazione impianti elettrici, produzione di motori, generatori e trasformatori elettrici, turbine e turboalternatori, produzione di energia elettrica, recupero e preparazione per riciclaggio di rifiuti solidi urbani, industriali e biomasse.
«Lo sviluppo del fotovoltaico su capannoni e immobili produttivi delle imprese – commenta Maria Amelia Lai, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – consente di coniugare lo sviluppo delle rinnovabili senza consumo di suolo, di cui gli impianti fotovoltaici a terra sono un fattore critico.»
La presidente ricorda anche l’iniziativa della Regione, in particolare dell’Assessorato all’Industria, per lo stanziamento in Finanziaria di 70 milioni di euro per supportare imprese e famiglie nell’autoproduzione dell’energia.
«Come imprenditori e come cittadini – conclude Maria Amelia Lai – guardiamo con particolare attenzione quelle risorse che andrebbero a supportare doppiamente le attività produttive: direttamente, con l’autoproduzione di energia, e indirettamente, tramite i cittadini che dovrebbero rivolgersi agli installatori e impiantisti. Su tale stanziamento, chiediamo tempi certi e celeri e procedure snelle.»
Il prezzo dell’energia in Sardegna continua a essere elevato e a far segnare +68,2% rispetto al costo pre-conflitto (2021). Nonostante a livello nazionale i valori all’importazione si stiano attenuando, al contrario la dirompente azione del caro energia, anche nella nostra Isola, pare non avere fine. Nella seconda metà del 2022, l’escalation dei prezzi di elettricità e gas provocò una impennata dei costi che toccò un +147,1% rispetto al 2021.
Lo dimostra il dossier sui “Prezzi dell’energia: dall’import alla distribuzione” realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, che ha analizzato i costi dell’energia verso imprese e famiglie su fonte Istat 2023.
«C’è un paradosso nel nostro Paese: il differente andamento tra prezzi import di energia e costi di elettricità e gas per famiglie e imprese – commentano Maria Amelia Lai e Daniele Serra, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – anche in questa fase di discesa dei prezzi nell’import, nell’Isola le nostre imprese pagano ancora il 68,2% in più rispetto la media del 2021. Situazione che il Governo deve modificare”. “Al contrario dobbiamo dire che stiamo meglio degli altri considerata la media italiana del +81.9% e soprattutto il nostro differenziale è il terzo più basso dopo quello della Basilicata +53,7% e del Veneto +65,3%. Nella situazione peggiore la Provincia di Bolzano con +123,8% e Trento con +121,3%. Tra le province sarde troviamo Olbia-Tempio con +65,1%, Cagliari con +61,1% e Sassari con +59,7% con le rimanenti che non sono state registrate. Per gli artigiani sardi, quello che penalizza maggiormente il “sistema Paese” è il confronto con i nostri competitor europei dove il differenziale si ferma a +43,4%.»
Secondo Confartigianato Imprese Sardegna, si sta delineando una attenuazione del peso della bolletta energetica nel primo trimestre. A marzo 2023, in Italia, i prezzi delle importazioni di energia scendono del 25,2% su base annua, una tendenza in linea con la media Eurozona (-25,3%). Una uniformità che si perde sul fronte dei costi di elettricità e gas per famiglie e imprese e porta ad una maggiore inflazione energetica per l’economia italiana. Ad aprile 2023 i prezzi dell’energia degli ultimi dodici mesi sono del 62,1% superiori alla media del 2021, un divario di oltre venti punti superiore al +40,4% della media Eurozona. In particolare, la dinamica dei prezzi di energia elettrica e gas è del 103,5%, più del doppio del 51,8% della media Uem. Il gap è molto severo per l’elettricità che negli ultimi dodici mesi registra un prezzo del 136,2% superiore alla media del 2021, mentre per l’Eurozona il divario si ferma al 40,8%”.
«Anche valutando i più recenti livelli dei prezzi – concludono Maria Amelia Lai e Daniele Serra -, nonostante nel corso della crisi esplosa con il conflitto in Ucraina le quotazioni delle importazioni siano salite meno rispetto agli altri paesi europei, l’economia italiana registra una maggiore turbolenza dei prezzi retail di energia elettrica e gas.»
Infatti a marzo 2023 l’Italia importa energia con prezzi del 15,8% superiori alla media del 2021 mentre la quotazione media dell’Eurozona rimane del 42,3% superiori ai livelli del 2021. Il trend si inverte sul mercato al consumo: ad aprile 2023 i prezzi armonizzati dell’elettricità e gas in Italia sono dell’81,8% superiori alla media del 2021, mentre in Eurozona il divario è dimezzato, pari ad un +43,4%.
«La notizia del progetto del nuovo Galsi che potrebbe passare in Sardegna, è una notizia positiva anche se non basteranno 10 o 15 anni per vederlo in funzione. Come Associazione imprenditoriale siamo favorevoli a questa ripartenza e a tutto ciò che permetterà, ora e nel futuro, di poter fruire di energia pulita, a basso prezzo e, soprattutto, che possa provenire da più canali di approvvigionamento. Tutto questo a patto che si rispettino i vincoli ambientali, quindi avendo il minore impatto possibile sull’ambiente, che si tagli la burocrazia, si utilizzino imprese e manodopera sarda insomma, che si faccia presto e bene. Di tutto questo saremo guardiani e non transigeremo.»
E’ questo il commento di Confartigianato Imprese Sardegna, alla notizia della ripresa della costruzione del nuovo gasdotto Galsi, che avrà i sui hub nell’Isola e che trasporterà anche idrogeno, ammoniaca ed elettricità, sancita dall’accordo tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ed il presidente algerino, Abdelmadjid Tebboune.
«Dobbiamo dirlo subito e chiaramente: abbandonare la costruzione del Galsi è stata una scelta disastrosa, poco lungimirante e senza prospettive fatta, tra l’altro, senza creare alternative che si sarebbero potute avere incentivando, e non ostacolando, le energie alternative e rinnovabili – commentano Maria Amelia Lai e Daniele Serra, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – ancora non sono chiare quali siano state le vere ragioni della non costruzione del metanodotto, se tecniche o se prive di ritorno economico, ma a causa di tutto questo, le imprese sarde e i cittadini si trovano a pagare un prezzo altissimo e a stare in una condizione dalla quale sarà molto difficile uscire, almeno in tempi brevi. Dobbiamo, inoltre, ricordare che Galsi era incluso nella lista dei Progetti di Interesse Comunitario. La Commissione Europea ne aveva confermato il ruolo strategico per la UE stanziando un finanziamento a fondo perduto per il progetto di 120 milioni di euro, nell’ambito del pacchetto di misure anticrisi (EEPR) già nel 2018. Noi di questi fondi abbiamo perso traccia. Di certo c’è che, purtroppo, la Sardegna ha perso 22 anni di tempo e di sviluppo, ostacolata da scelte politiche miopi, eccessiva burocrazia, e visioni prospettiche limitate, retrograde e chiuse al futuro. Nel frattempo si è impedito tutto e non si sono volute trovare le soluzioni.»
«Su tutto questo non dobbiamo dimenticare che ci si gioca una fetta enorme di competitività con le altre regioni e zone europee – aggiungono Maria Amelia Lai e Daniele Serra – già 10 anni fa, una nostra indagine rivelava come ogni azienda sarda spendeva ben 2.708 euro in più rispetto alle altre aziende europee e 932 euro in più rispetto alle altre regioni italiane. In pratica l’1,03% del valore aggiunto svaniva in maggiori oneri energetici. Se in media ogni azienda italiana pagava l’energia elettrica 1.776 euro all’anno in più rispetto agli imprenditori europei, questo gap si allargava a 3.151 euro per ogni impresa del Friuli Venezia Giulia, seguita al secondo posto dalle imprese della Sardegna con 2.708 euro e si restringeva, all’ultimo posto, con i 954 euro della Calabria. Oggi, a causa del caro energia, sono sotto attacco circa 95mila micro e piccole imprese della Sardegna, quelle sotto i 10 dipendenti la situazione ha fatto registrare nel 2022 un aggravio di quasi 850 milioni di euro, determinando un aumento del +147,1% rispetto allo scorso anno, quarto maggior incremento in tutta Italia, contro una media nazionale del +135%.»
«Tutto ciò – concludono Maria Amelia Lai e Daniele Serra – potrebbe rappresentare anche un’importante opportunità per riconvertire territori, come quello del Sulcis, in forte difficoltà per la decennale crisi del polo di Portovesme, per sostenere la crescita di quelli già in crescita, come potrebbe accadere la Gallura, o per creare sviluppo e ulteriori opportunità d’impresa, in tutti gli altri territori.»
La maledizione dei calci di rigore si abbatte ancora una volta sul Carbonia nella finale della Coppa Italia con il Budoni, capolista del campionato di Eccellenza. Come nel 2010 nella finale della Coppa Italia di Eccellenza con il Porto Torres, a Nuoro; come nel 2016 e nel 2018 nelle finali della Coppa Italia di Promozione, ad Oristano, con il Bosa e la Dorgalese; anche questo pomeriggio la Coppa Italia di Eccellenza è sfuggita al Carbonia nella roulette finale dei calci di rigore. Ma questa volta fa la mancata conquista del prestigioso trofeo fa ancora più male, perché è sfuggita prima al secondo minuto di recupero del secondo tempo supplementare, quando il Budoni ha pareggiato con un calcio di rigore realizzato dall’ex Giuseppe Meloni, già autore del primo goal che aveva portato in vantaggio la squadra di Raffaele Cerbone al 24′ del secondo tempo.
Il goal del 2 a 2 è maturato sugli sviluppi di un’azione molto contestata dal Carbonia, non tanto per la concessione del calcio di rigore, quanto perché il recupero di oltre due minuti è parso eccessivo per gli sviluppi del secondo tempo supplementare e perché l’azione che lo ha generato è partita da un calcio di punizione concesso dal direttore di gara per un fuorigioco del Carbonia, battuto almeno venti metri più avanti rispetto al punto in cui lo stesso fuorigioco era stato segnalato; e poi al decimo calcio di rigore, quando Ayrton Hundt ha avuto sui piedi il pallone della vittoria, con il Carbonia avanti 4 a 3 dal dischetto, ed il centrale difensivo biancoblù non è riuscito a dare forza alla sua conclusione, consentendo la facile parata a terra del portiere gallurese Antonio Faustico. I tiri dal dischetto sono proseguiti fino al 16°, quando Andrea Mastino ha calciato il suo sulla traversa, ponendo fine alla sfida infinita e consegnando la Coppa Italia per la prima volta nella sua storia al Budoni.
Le due squadre si sono presentate sul terreno di gioco del Comunale di Abbasanta in differenti condizioni. Il Budoni praticamente al completo, con l’ex Giuseppe Meloni, autore del goal partita nella finale di tre anni fa tra Carbonia ed Atletico Uri ad Oristano, e con il morale altissimo per il primato riconquistato recentemente nella classifica del campionato, al fianco del Sassari Calcio Latte Dolce. Il Carbonia privo degli squalificati Jesus Prieto (ex di turno insieme a Rafael Monteiro) e Fabio Porru e senza Diego Mingioni in panchina, alla seconda giornata di squalifica, dopo l’espulsione rimediata nella gara di andata della semifinale con la Tharros.
In tribuna un pubblico numeroso, circa 500 spettatori, con folta rappresentanza di tifosi del Carbonia ed il gruppo ultras caldissimo fin dalle battute iniziali dell’incontro.
L’avvio di gara ha visto un Budoni più vivace ma senza occasioni da goal, mentre il Carbonia alla prim apparizione nell’area del Budoni, è andato ad un passo dal vantaggio, al 9′, con un’azione del giovanissimo attaccante Nicola Muscas (classe 2005) che si è liberato benissimo di due avversari per la conclusione, risultata poi leggermente imprecisa, con pallone fuori di pochi centimetri alla sinistra del portiere gallurese Antonio Faustico.
L’occasione mancata non ha demoralizzato il Carbonia che due minuti dopo si è reso ancora pericolosissimo con Rafael Monteiro.
Il doppio pericolo ha scosso il Budoni che ha replicato al 17′ con una conclusione di Giacomo Santoro, neutralizzata dalla difesa del Carbonia con un provvidenziale intervento di Ayrton Hundt, al rientro in squadra dopo un infortunio ed aver scontato una giornata di squalifica.
La partita è andata avanti sul filo dell’equilibrio con continui ribaltamenti di fronte ed al 19′ il Carbonia ha messo ancora paura alla difesa del Budoni con una combinazione Porcheddu-Monteiro. Due minuti dopo il Budoni s’è reso pericoloso con un’azione orchestrata dal tridente Santoro-Meloni-Spano.
Alla mezz’ora il Carbonia ha chiesto il calcio di rigore per un intervento di Sandro Scioni su Andrea Porcheddu ma il direttore di gara non è intervenuto. I primi cartellini gialli sono stati sanzionati prima a Fabio Mastino del Carbonia, poi a Sandro Scioni del Budoni, in una partita ancora equilibratissima fino all’intervallo.
La musica non è cambiata in avvio di ripresa e la prima occasione da goal è arrivata al 49′, quando Adam Idrissi (23 anni oggi) si è disteso in tuffo per deviare in angolo una conclusione di Sandro Scioni.
Al 55′ il Carbonia vicinissimo al goal del vantaggio: Fabio Mastino ha battuto un calcio di punizione concesso per un fallo commesso da Sandro Scioni su Andrea Porcheddu e sul pallone filtrante in area sono arrivati con una frazione di secondo di ritardo sia Rafael Monteiro sia Lorenzo Isaia. Sandro Scioni, già ammonito in precedenza, ha terminato anzitempo la sua partita, al 57′, sostituito da Marco Ortenzi.
Al 69′ il Budoni ha sbloccato il risultato con l’ex Giuseppe Meloni che sul lancio di Nicola Raimo, con un preciso colpo di testa, quasi senza saltare, ha superato Adam Idrissi.
Diego Mingioni, letteralmente scatenato sull’estremo lato destro della tribuna, ha ordinato un triplo cambio al 77′: dentro Niccolò Agostinelli per Rafael Monteiro, Gabriele Dore per Nicola Mancini e per l’equilibrio dei due fuoriquota (essendo uscito quest’ultimo), è stato costretto ad inserire tra i pali James Cohen Kirby per Adam idrissi.
All’80’ occasione per il pareggio per il Carbonia, su un’incursione del nuovo entrato Gabriele Dore, neutralizzata in calcio d’angolo, con ammonizione di Andrea Mastino, per proteste, a seguito di una seconda richiesta di calcio di rigore per un fallo di mano di un difensore del Budoni in area di rigore.
All’83’ il Carbonia ha ristabilito la parità con un goal di capitan Nicola Serra, a conclusione di una splendida iniziativa avviata da Gabriele Dore e rifinita da Mattia Pitzalis.
Il pareggio del Carbonia ha scosso il Budoni che ha cercato di riportarsi subito in vantaggio per evitare i supplementari, con Giuseppe Meloni, prima su assist di Samuele Spano all’86’, poi al 2′ di recupero quando James Cohen Kirby è stato bravo ad opporsi al suo tocco da pochi passi spedendo in calcio d’angolo, sugli sviluppi del quale lo stesso centravanti ha spedito sul fondo, sempre a ridosso della linea di porta.
Partita ai tempi supplementari.
L’avvio del primo extra time ha visto il Budoni più intraprendente e James Cohen Kirby subito reattivo sul colpo di testa da pochi passi di Giuseppe Meloni su assist di Idris Zouhair Assoumani, con pallone deviato oltre la traversa. Subito dopo Giacomo Santoro ha spedito il pallone di poco fuori dallo specchio della porta.
Il Carbonia si è rifatto vivo al 99′ con Gabriele Dore che ha prima conquistato un calcio di punizione e poi lo ha battuto impegnando il portiere del Budoni in una parata spettacolare. Fino al termine del primo tempo supplementare non è accaduto più niente di rilevante.
Il primo squillo del secondo tempo supplementare lo hanno dato ancora Giuseppe Meloni (classe 1985), con il portiere del Carbonia James Cohen Kirby (classe 2005), che ha respinto con i piedi la sua conclusione.
Al 108′ il Carbonia si è portato in vantaggio: lancio sulla destra di Gabriele Dore per Niccolò Agostinelli che si è liberato sulla destra e ha inventato una parabola di destro straordinaria, con il pallone che ha terminato la sua corsa sotto l’incrocio dei pali di destra della porta del Budoni! Entusiasmo alle stelle tra i biancoblù e sulla tribuna, con il gruppo ultras letteralmente scatenato.
Raffaele Cerbone ha tentato gli ultimi cambi per riacciuffare il risultato di parità, inserendo al 111′ Ndyaye Bara Mamadou Lamine per Giacomo Santoro ed Alessio Pio Rossi per Idris Zouhair Assoumani, ma il Carbonia s’è difeso con ordine fino al 120′ quando è stato indicato il recupero, prima 1′, poi 2′. E al termine del secondo minuto di recupero, l’arbitro ha fischiato un fuorigioco al Carbonia, i calciatori del Budoni hanno avanzato il pallone di una ventina di metri dentro il cerchio di centrocampo, l’arbitro non ha ascoltato le proteste della panchina e dei calciatori del Carbonia e sugli sviluppi dell’azione, ha fischiato un calcio di rigore per il Budoni, per un intervento ai danni di Marco Ortenzi. Inutili ancora le proteste dei calciatori del Carbonia.
L’arbitro ha segnalato che il tiro dagli undici metri avrebbe messo fine ai tempi supplementari e Giuseppe Meloni ha trasformato con grande freddezza e precisione il penalty, spiazzando James Cohen Kirby ed allungando così la sfida infinita ai calci di rigore.
I primi sei rigori sono stati impeccabili, Lancioni, Farris e Meloni per il Budoni, Porcheddu, Mastino e Agostinelli per il Carbonia. Il settimo rigore, calciato per il Budoni da Ndyaye Bara Mamadou Lamine è terminato sul palo alla destra di James Cohen Kirby! Gabriele Dore ha realizzato il suo senza esitazione alcuna, rendendo decisivi gli ultimi due rigori. Danilo Greco ha trasformato il suo per il Budoni e sul dischetto si è portato Ayrton Hundt, per il Carbonia, per il rigore che, se realizzato avrebbe consegnato la Coppa Italia 2023 al Carbonia. Rincorsa e tiro debole tra le braccia di Antonio Faustico che ha fatto suo il pallone facilmente, quasi incredulo!
Rigori ad oltranza. Altri quattro rigori impeccabili, Esteban De Goicoechea e I Ruiz Edgar Caparros per il Budoni, Nicola Muscas e Mattia Pitzalis per il Carbonia.
La svolta decisiva al 15° e 16° rigore. Nicola Raimo ha trasformato il suo per il Budoni mentre Andrea Mastino ha spedito il suo sulla traversa, facendo esplodere la gioia dei calciatori del Budoni che hanno raggiunto quella Coppa Italia tanto inseguita che, ad un certo punto, prima nel finale dei tempi supplementari, poi al 10° tiro dagli ultimi metri, hanno temuto di aver perso nell’infinita sfida con il Carbonia.
Al termine, la cerimonia della consegna delle medaglie e della Coppa Italia al Budoni, al Carbonia restano, purtroppo, solo i complimenti per una splendida prestazione da applausi, come spesso è accaduto quest’anno. Vedersi sfuggire la Coppa Italia, che sarebbe tornata a Carbonia dopo soli tre anni, per quel rigore di Giuseppe Meloni al 122′ e poi per l’errore di Ayrton Hundt al decimo calcio di rigore decisivo, fa male, molto male, al Carbonia dei giovani di Diego Mingioni contro la corazzata Budoni.
Carbonia: Idrissi (77′ Kirby), Mastino Fabio, Serra, Mastino Andrea, Hundt, Monteiro (77′ Agostinelli), Porcheddu, Pitzalis, Isaia, Mancini (77′ Dore), Muscas. A disposizione: Orrù, Fidanza, Sartini, Pintus, Cocco. All. Diego Mingioni.
Budoni: Faustico, Caparros, Raimo, Greco, Farris, De Goicoechea, Assoumani (111′ Rossi), Scioni (56’ Ortenzi), Meloni, Spano (96′ Lancioni), Santoro (111′ Ndiaye). A disposizione:; Riccio, Steri, Diaw, Lamacchia, Diop. All. Raffaele Cerbone.
Arbitro: Salvatore Fresu di Sassari.
Assistenti di linea: Giacomo Sanna di Cagliari e Daniele Marcello Bognolo di Olbia.
Marcatori: 69′ Meloni (B), 83′ Serra (C), 3′ 2° ts Agostinelli (C), 17′ 2° ts Meloni (B) su calcio di rigore.
Spettatori: 500.
Ammoniti: Mastino Fabio (C), Scioni (B), Mancini (C), Hundt (C), Raimo (B).
Giampaolo Cirronis
Energia, infrastrutture interne, opere pubbliche incompiute, trasporto persone e merci, fiscalità. Sono queste alcune delle “zavorre” che la Sardegna si trascina dietro da decenni, che influiscono negativamente sul sistema produttivo sardo e sui suoi abitanti, e che lo Stato, in oltre 70 anni, non è riuscito a mitigare. Per questo motivo le aziende artigiane di Confartigianato Imprese
Sardegna, in Consiglio regionale, durante il Gruppo di lavoro convocato dal Comitato promotore per l’Insularità, hanno presentato un documento per rendere tangibili problemi e proposte, con l’obiettivo di riempire di contenuti il principio appena scritto in Costituzione.
«Il riconoscimento dell’insularità da parte dello Stato, dopo tanti anni di battaglie e rivendicazioni, è il primo, concreto, passo in avanti che dovrebbe portarci a colmare una parte dei disagi legati all’essere isola. Alla Sardegna, finalmente, è stata riconosciuta la necessità di una condizione migliore rispetto a quella che vive da 70 anni a questa parte. Non la richiesta di privilegi o scorciatoie, ma solo la necessità di avere le stesse possibilità di crescita, di sviluppo, di pari diritti e opportunità che, da sempre, che hanno altre imprese di altri contesti.»
Ed è con queste parole che il segretario regionale, Daniele Serra, ha presentato il contributo degli artigiani sardi.
«Gli imprenditori non vogliono assistenzialismo: chiedono solo di essere messi in grado di competere a pari regole con il resto delle realtà europee e del Mediterraneo. Ma il percorso è ancora molto lungo e la strada irta di ostacoli – ha aggiunto Daniele Serra – come Associazione ci batteremo fino a quando il riconoscimento dell’Insularità reso come atto concreto ed applicabile alla vita di ogni cittadino e all’attività di ogni impresa. Sappiamo che non mancheranno difficoltà e qualche resistenza per questo riconoscimento, nei fatti è necessario, perciò, un lavoro di squadra per riuscire a consolidare un livello elevato di attenzione sulla questione. Siamo, e saremo in futuro, di fianco al Gruppo di Lavoro nelle azioni che poterà avanti e in tutte le attività che saranno utili a sensibilizzare attività produttive e popolazione sarda.»
Per le imprese, la Sardegna ha necessità di un “ponte levatoio” che la colleghi al resto dell’Italia; questo può essere costruito solo partendo dall’abbattimento dell’isolamento per arrivare al riconoscimento reale della condizione di insularità.
Le 35mila imprese artigiane della Sardegna, insieme a più di 90mila dipendenti, stanno vivendo una crisi senza precedenti legata alla folle corsa dei prezzi di gas ed elettricità. Situazione che rischia di cancellare migliaia di attività produttive e far perdere decine di migliaia di posti di lavoro, frenando pesantemente l’economia produttiva isolana.
Ed è per questo che Confartigianato Imprese Sardegna, a nome delle realtà produttive artigiane sarde, ha scritto agli assessori regionali al Bilancio e dell’Artigianato, Giuseppe Fasolino e Gianni Chessa, per chiedere provvedimenti a sostegno di imprese e famiglie, con strumenti e soluzioni rapidi, concreti e senza burocrazia.
«Tante attività artigiane, infatti – scrivono nella missiva la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Amelia Lai, e
Daniele Serra, segretario regionale – se la rotta del caro-energia non dovesse essere invertita, non saranno più in condizioni di lavorare e si troveranno a dover chiudere definitivamente con danni irreparabili al sistema economico e sociale regionale.»
E i dati che arrivano dalle rilevazioni dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna sono allarmanti: ad agosto i prezzi dell’elettricità, del gas e degli altri combustibili nell’Isola sono cresciuti, in media, del 75,6% rispetto allo stesso periodo del 2021.
L’aumento maggiore è stato registrato a Olbia-Tempio con +73,6% rispetto all’anno precedente; segue la provincia di Sassari con +64,7% e Cagliari con +66,4%. Inoltre, aa settembre 2021 a oggi le micro e piccole imprese della Sardegna hanno pagato per l’energia elettrica 425milioni di euro in più rispetto all’anno precedente. I settori più colpiti nell’Isola sono quelli della panificazione, alimentare, lavorazione legno e autoriparazione così come nel resto d’Italia lo sono quelli di vetro, ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma e plastica. Un impatto senza precedenti sulle piccole attività produttive isolane che rischia di ingigantirsi ulteriormente se nei prossimi quattro mesi i prezzi dell’elettricità non diminuiranno; i maggiori costi per i piccoli imprenditori, infatti, potrebbero salire nel 2022 fino a 850 milioni di euro in più rispetto al 2021. E ancora l’incidenza media delle bollette di gas ed elettricità nei bilanci delle imprese è passata dal 15,8% al 28,1%, di fatto raddoppiata. Significa che mediamente l’energia è diventata una delle spese più importanti per le imprese artigiane sarde.
«La situazione è insostenibile e rischia di andare fuori controllo – concludono Maria Amelia Lai e Daniele Serra – per questo l’emergenza necessita di strumenti strutturali e soluzioni straordinarie, principalmente legate alle politiche nazionali ed europee. Per questo accogliamo con favore le recenti dichiarazioni della Giunta regionale su imminenti provvedimenti a sostegno di imprese e famiglie con dotazioni finanziarie importanti.»
Per Confartigianato Sardegna, a livello regionale e nazionale, servono interventi immediati ed altrettanto rapide riforme per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare un’ecatombe di imprese ed una crisi senza precedenti.