Le commissione Quarta e Quinta, riunite in seduta congiunta, hanno aperto il ciclo di audizioni sul disegno di legge n. 45 della Giunta regionale “Misure urgenti per l’individuazione di aree e superfici idonee e non idonee all’installazione e promozione di impianti a fonti di energia rinnovabile, e per la semplificazione dei procedimenti autorizzativi”. Il provvedimento è stato illustrato dall’assessore regionale dell’Urbanistica, Francesco Spanedda, alla presenza degli assessori dell’Industria, Emanuele Cani e dell’Ambiente, Rosanna Laconi. Cinque articoli e una serie corposa di allegati tecnici, per normare i delicati aspetti e le procedure inerenti le autorizzazioni e le concessioni per la produzione di energia da fonti rinnovabili ed in particolare gli impianti dell’eolico e del fotovoltaico, alla luce anche delle polemiche e dei contrasti che caratterizzano il dibattito politico e non soltanto.
«La legge – ha dichiarato Francesco Spanedda – favorisce la transizione ecologica e tutela l’ambiente e il territorio. Le aree non idonee sono prevalenti rispetto alle aree idonee nel territorio della nostra Regione.»
Il responsabile dell’Urbanistica dell’esecutivo guidato dalla presidente Alessandra Todde ha quindi svolto una puntuale disamina dell’articolato, soffermandosi sugli argomenti all’attenzione dell’opinione pubblica e delle forze politiche, partendo dalle definizioni degli impianti di cui all’articolo 1 che specificano al comma 3 la potenza degli stessi: 1 megawatt (fotovoltaico di piccola taglia); da 1 a 10 megawatt (media taglia); superiore ai 10 megawatt (grande taglia). Medesima classificazione si prevede per gli impianti del termoidraulico e dell’agrivoltaico, mentre per l’eolico si fa riferimento all’altezza del mozzo e al diametro del rotore. Sono contemplati anche gli impianti di generazione elettrica da biomasse, l’idroelettrico e i geotermoelettrici, in base ai differenti livelli di potenza energetica.
All’articolo 2 sono inserite le comunità energetiche e le produzioni destinate all’autoconsumo, per le quali sono previste l’istituzione di un fondo, con dotazione iniziale nel quinquennio 2025-2030, pari a 678 milioni di euro.
Particolarmente delicati gli aspetti introdotti nell’articolo 3, dove si prevede la possibilità per i Comuni di proporre un’istanza per la realizzazione di impianti all’interno di un’area individuata come non idonea. Un meccanismo che lo stesso assessore ha definito «sulla falsa riga delle intese previste dal Ppr», registrando una qualche perplessità da parte di alcuni consiglieri che, nel confronto che ne è seguito, non hanno mancato di evidenziare dubbi e criticità sulle modalità (è prevista un’assemblea pubblica per condividere l’istanza) e sulla discrezionalità delle procedure previste, anche di quelle in capo alla Regione.
Gli articoli 4 e 5 si riferiscono rispettivamente alle disposizioni finanziarie e all’entrata in vigore.
Nei 7 allegati al testo, suddivisi in paragrafi, sono contenuti gli aspetti dirimenti: i principi per la definizione delle aree non idonee per l’installazione degli impianti di produzione da fonti rinnovabili, così come classificati all’articolo 2; i principi sui quali identificare le aree idonee e i requisiti urbanistico ed edilizi specifici per tipologia di impianto.
Sollecitato anche dalle richieste di chiarimento formulate dai numerosi consiglieri intervenuti (Maieli, Fi; Mula, As; Floris, Fdi; Rubiu, Fdi; Peru, S2020; Mandas, M5S; Orrù, Avs; Tunis, S2020; Cocciu, Fi) l’assessore Francesco Spanedda ha meglio argomentato obiettivi e azioni per quanto attiene gli impianti offshore («prevediamo indicazioni sul collegamento a terra degli impianti e interveniamo sull’impatto visivo nei luoghi turistici, con riferimento agli aspetti ambientali e paesaggistici») e sul revamping («puntiamo al miglioramento della tecnologia piuttosto che sull’aumento delle dimensioni degli impianti»). Gli argomenti sui quali l’assessore ha ammesso l’esigenza di ulteriori valutazioni e approfondimenti riguardano il divieto di installazione dei pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici ricadenti nei centri matrice; il limite di un Megawatt per l’agrivoltaico e le cosiddette infrastrutture di accumulo.
A conclusione dell’intervento degli esponenti dell’esecutivo regionale, l’assessore dell’Industria, Emanuele Cani, ha quindi annunciato tempi strettissimi per l’inserimento all’ordine del giorno dei lavori della Giunta della deliberazione per il nuovo piano energetico regionale.
A seguire le commissioni, presiedute da Antonio Solinas (Pd) e Roberto Li Gioi (M5S) hanno ascoltato le posizioni dei sindacati.
Francesco Garau e Francesca Nurra (Cgil) e Mirko Idili (Cisl) hanno espresso apprezzamento per l’operato della Giunta e si sono riservati di trasmettere osservazioni più precise e puntuali sul testo del provvedimento. In sintesi, l’invito formulato alla commissione è che si tenga conto delle esigenze del comparto industriale della Regione ed alla necessità di traguardare provvedimenti che puntino allo sviluppo dell’industria in Sardegna.
«La transizione – ha dichiarato Mirko Idili – deve dimostrare attenzione per i luoghi e le comunità ma anche salvaguardare la vocazione economica dei rispettivi territori». Quanto alle aree industriali dismesse, la Cgil ha mostrato perplessità sull’inidoneità delle aree entro i trecento metri dalla costa, in considerazione del fatto che tante aree industriali insistono in prossimità dei porti e che la centrale di Fiumesanto, destinata alla dismissione, insiste proprio sulla costa.»
La riunione è proseguita con le audizioni delle associazioni ambientaliste e i rappresentanti del mondo agricolo.
Pareri diversi e, in alcuni casi discordanti, da parte dei rappresentanti delle associazioni ambientaliste.
Giudizio sostanzialmente positivo ha espresso Stefano Deliperi (Gruppo di intervento giuridico): «E’ un provvedimento che prova mettere ordine al tema delle rinnovabili. E’ in atto una speculazione con richieste sproporzionate rispetto al fabbisogno energetico -– ha detto Stefano Deliperi –- in Sardegna sono stati presentati ben 824 progetti, ciò che serve è un intervento di pianificazione che certifichi le reali esigenze. Individuare le aree idonee è importante ma non decisivo». Stefano Deliperi si è poi soffermato sull’art. 3: «Lascia perplessi la previsione di deroghe – ha detto – se si vuole intervenire in una situazione di emergenza non ha senso introdurre possibilità di scappatoie. Bene invece l’ipotesi della richiesta di fideiussioni a chi presenta i progetti per gli impianti. Ricordiamoci di che cosa è successo con la miniera d’oro di Furtei. Quanto accaduto in quel territorio deve rimanere un chiodo fisso per i sardi».
Negativo il giudizio di Claudia Zuncheddu che, a nome dell’Isde-Medici per l’Ambiente ha evidenziato la mancanza di attenzione per il tema della salute pubblica: «Non si può parlare di energia senza parlare di salute – ha detto Claudia Zuncheddu – in Sardegna paghiamo un prezzo altissimo per la presenza degli insediamenti industriali. Se la politica avesse ascoltato i medici non ci sarebbero stati i danni causati dal benzene. Avremmo avuto meno morti e meno malati. Oltre alla salvaguardia del paesaggio dobbiamo pensare anche a quella della salute dei cittadini. Un sardo su tre vive in zone altamente inquinate».
Preoccupazione per l’impostazione del disegno di legge ha espresso Silvia Lazzari del WWF: «Ci sono troppi limiti per le aree idonee – ha detto – così si rischia di ostacolare il processo di decarbonizzazione della Sardegna». Per Lazzari l’obiettivo di tutti deve essere quello di favorire la transizione ecologica in linea con la normativa europea: «Il provvedimento della Giunta cozza con le direttive di Bruxelles occorre rivedere l’impostazione».
Sulla stessa linea Marta Battaglia di Legambiente: «E’ necessario tenere sempre presenti gli obiettivi del 2023 e del 2050 indicati dall’Unione europea per la transizione verde – ha detto – occorre aver coraggio senza lasciarsi spaventare dal numero di progetti presentati per gli impianti da fonti rinnovabili. La politica deve guardare agli scenari futuri: il fabbisogno energetico da considerare non è quello attuale ma quello che servirà negli anni a venire». Per Marta Battaglia la Regione non deve cercare scorciatoie: «La politica si assuma la responsabilità di dire quali aree vanno sottratte alla speculazione e quali, invece, possono essere considerate idonee».
Graziano Bullegas (Italia Nostra) ha apprezzato la tempestività della giunta nel produrre un disegno di legge in materia di energie rinnovabili: «Manca però uno studio puntuale sul fabbisogno energetico e manca anche un adeguato coinvolgimento delle comunità – ha detto – quando si parla di impianti di produzione è fondamentale prevedere la valutazione ambientale strategica. Dopo la legge sulle arre idonee si faccia la VAS».
Per Rolando Marroccu del Comitato per la transizione sostenibile, sulla Sardegna pende la spada di Damocle degli impianti off shore che presto potrebbero essere autorizzati dal Ministero: «Suggeriamo che nella legge si preveda un emendamento che dichiari non idonei gli impianti fino a quando non saranno stabilite le distanze dalla costa – ha detto – senza questi paletti 4 progetti per l’off shore potrebbero presto ottenere il via libera. Noi siamo favorevoli all’individuazione di tre macro aree ben definite dove concentrare tutta la produzione di energia da impianti eolici in Sardegna».
Secondo Gianfranco Damiani (Alturas), per risolvere il problema della speculazione basterebbe considerare sole e vento beni comuni come accade per l’acqua: «Per fermare la speculazione occorre inoltre pensare a un’Agenzia energetica sarda che valuti le aree idonee e non idonee e la capacità di esportare l’energia». Per Gianfranco Damiani, inoltre, si deve puntare alla riqualificazione delle aree compromesse con il rewamping degli impianti presenti mentre per il fotovoltaico la priorità va data alle comunità energetiche.
Francesco Guillot (Lipu), infine, ha invocato più attenzione per le aree naturali protette, ben 25 in Sardegna: «Una pala eolica dentro una zona di protezione speciale è devastante per la tutela dell’avifauna. Si individuino aree di rispetto di 5 km e si tutelino anche i corridoi ecologici»
Posizioni unitaria invece quella del mondo agricolo che hanno annunciato la presentazione di relazioni dettagliati con proposte e suggerimenti per eventuali correzioni o integrazioni del D.L. 45.
Luca Saba (Coldiretti), Gian Battista Monne (Confagricoltura), Giuseppe Patteri (Copagri) e Francesco Erbì (Cia) hanno chiesto maggior chiarezza nel provvedimento per evitare confusioni: «Quando si parla di aree agricole e terreni agricoli bisogna sapere che nel primo caso si comprendono anche le strutture aziendali e non solo le superfici coltivabili – ha detto Luca Saba – una norma con vincoli per le aree agricole potrebbe in questo caso limitare anche gli impianti fotovoltaici sui tetti dei capannoni. Non avrebbe senso».
Per i rappresentanti degli agricoltori occorre inoltre distinguere tra agrivoltaico e agrisolare, tra impianti per l’autoconsumo e impianti per la produzione di energia che consentano un’integrazione del reddito all’agricoltore. Secondo Gian Battista Monne: «Nella norma della Giunta si parla solo di agrivoltaico, sarebbe bene fare chiarezza. Anche la previsione di fideiussioni per installare questi impianti è da rivedere: chi produce per autoconsumo non può essere trattato come uno speculatore».
Anche Giuseppe Patteri ha rimarcato l’esigenza di non porre troppe limitazioni agli agricoltori: «La norma non distingue tra piccoli, medi e grandi impianti. Troppi vincoli potrebbero pregiudicare le attività aziendali. Le aziende devono poter usufruire al massimo delle agevolazioni per agrivoltaico e agrisolare previste dal Pnrr. La legge regionale rischia di bloccare i finanziamenti europei».
Sulla stessa linea Francesco Erbì che ha rimarcato l’importanza dei finanziamenti europei e suggerito prudenza sui vincoli: «Non bisogna esagerare con le limitazioni sugli impianti destinati all’integrazione del reddito».
La giornata di audizioni sul disegno di legge n. 45 (Giunta) si è conclusa con l’intervento del responsabile in Sardegna dell’associazione “Italia solare”, l’ente del terzo settore che supporta la produzione di energia da fonti rinnovabili ed in particolare il fotovoltaico. L’ingegnere Maurizio Pitzolu, nel corso del suo intervento ha espresso rammarico e delusione per le misure proposte dall’esecutivo regionale, a suo giudizio condizionate «da un pregiudizio verso il fotovoltaico». «Poche le aree idonee – ha affermato Maurizio Pitzolu – troppe le limitazioni per l’agrivoltaico, le fidejussioni scoraggiano gli investimenti e si intravede una disparità dei trattamenti rispetto alle normative nazionali che regolano il settore».
«Col fotovoltaico si produce energia pulita – ha proseguito il rappresentate di Italia solare – a costi convenienti e stabili per i consumatori, per questo rivolgo l’appello al Consiglio regionale perché si esamini il disegno di legge con serenità e consapevolezza, perché è forte il rischio che, mentre si afferma di voler favorire la transizione energetica, in realtà si faccia il gioco di chi la transizione contrasta.»
Il presidente della Quarta commissione, Roberto Li Gioi (M5S) ha quindi annunciato la convocazione delle commissioni IV e V in seduta congiunta (domani, giovedì 26 settembre alle 10.30) per la discussione generale sul disegno di legge.