«In Italia sono circa 183mila gli operatori del commercio ambulante, il 22% delle imprese commerciali, di cui il 95% è rappresentato da micro-imprese individuali. Tra i primi dieci comuni italiani con il maggior numero di ambulanti figurano Olbia (con il 40,3% dei commercianti totali) e Cagliari con 1.492 imprese ambulanti (il 37,2%). Numeri che portano la Sardegna, preceduta soltanto dalla Calabria, ad occupare il secondo posto (come peso percentuale), tra le regioni italiane con più imprese ambulanti. Da una semplice lettura dei dati appare quindi chiarissimo come questa categoria di lavoratori rappresenti un’enorme fetta dei commercianti sardi tra quelli maggiormente esposti agli effetti del lockdown. A causa della chiusura dei mercati per i venditori ambulanti è terminata improvvisamente e senza alcun guadagno sia la stagione invernale che quella primaverile. Di contro, sono tante invece le spese che gli ambulanti devono ancora sostenere per ripagare la merce rimasta invenduta.»
La proposta arriva da Desirè Manca, consigliera regionale del M5S che ha presentato una mozione per chiedere al Consiglio regionale di attivarsi con urgenza per scongiurare il tracollo finanziario degli ambulanti che fino a un mese fa allestivano ogni giorno le loro bancarelle nei mercati di tutta la Sardegna.
«Pertanto, è urgente che la Regione Sardegna – aggiunge Desirè Manca – preveda misure di sostegno concrete in favore di questi lavoratori che non siano però soluzioni-tampone, come un mero posticipo del pagamento delle imposte comunali per gli spazi di suolo pubblico non occupati. Chiediamo l’abbattimento totale di tali imposte per tutto il 2020 fino ad arrivare ad un vero e proprio fondo di sostegno economico che sopperisca ai mancati incassi.»
«I venditori ambulanti, soprattutto nei piccoli Comuni della Sardegna, costituiscono una fonte di approvvigionamento primaria, in cui poter acquistare tessuti, articoli per la casa, abbigliamento ma anche fiori, cosmetici, detersivi, alimenti e bevande – conclude Desirè Manca -. Abbiamo l’obbligo di aiutare questi lavoratori, già gravemente provati dal difficile momento che stiamo vivendo, a non subire un colpo che potrebbe essere fatale.»